Politica

La Lista Zaia sulla pubblicità con la Lega, ma FdI con De Carlo accelera il passo

di Ivano Tolettini -


La campagna elettorale in Veneto entra nel vivo con un segnale forte: sul manifesto del presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, volto storico della Lega, accanto al logo ufficiale del Carroccio campeggia quello della Lista Zaia, nelle cui fila è stato eletto nel 2020.

È un dettaglio grafico, ma dal significato politico evidente. La lista personale del governatore si presenta non come un semplice alleato, bensì come un marchio destinato a pesare nella partita che porterà al dopo-Zaia, quando l’attuale presidente non potrà ricandidarsi. Un messaggio chiaro di continuità e radicamento sul territorio, che lascia intendere quanto la “creatura” del governatore sarà determinante nel definire equilibri e strategie. Luca Zaia non potrà ricandidarsi, ma la sua creatura resterà decisiva per orientare la successione. La Lega, pur rivendicando la leadership della regione, ma FdI forte del 37% alle Europee non molla la presa sul candidato, sa che il suo futuro non può prescindere dal consenso che ancora circonda il presidente uscente.

Non solo Lista Zaia, FdI incalza

Ma lo scenario non è lineare. Sul piano nazionale, FdI incalza. A Roma Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani cercano una sintesi, mentre in Veneto la partita sul candidato è ancora aperta. Luca De Carlo, coordinatore di FdI, incalza: “Basta logoramenti e fughe in avanti, sul candidato si deve accelerare”. Rivendica per il suo partito la guida del Veneto, dopo vent’anni di dominio leghista. Il quadro si complica con il “caso Vannacci”. Il generale, candidato alle europee con la Lega, è stato trasformato in bandiera identitaria da Salvini, ma le sue esternazioni hanno spaccato. A raffreddare gli entusiasmi è intervenuto lo stesso Zaia: “Ci sono regole e valori che vanno rispettati”. Parole che segnalano distanza da ogni tentazione estremista e sottolineano la cifra istituzionale di Zaia.

Il paradosso è evidente: la Lega insiste sul generale, mentre il suo leader territoriale più forte lo considera un elemento divisivo. De Carlo per contro ricorda che la coalizione ha perso a Verona e Vicenza quando si è divisa, e che serve una scelta rapida. La pressione su Salvini cresce, mentre la comparsa del simbolo della Lista Zaia sui manifesti conferma che il governatore resta il baricentro. Intanto, a Roma, la maggioranza ha affrontato un dossier che riguarda da vicino il Veneto.

Il vertice a Palazzo Chigi

Ieri a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice tra i leader dei partiti di governo sul tema dell’autonomia. “Si va avanti nel percorso con i passaggi formali che si dovranno fare”, ha detto il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, al termine della riunione durata un’ora, chiusa in anticipo per permettere alla premier Giorgia Meloni di collegarsi con il collega polacco Donald Tusk e altri leader europei. Un segnale che l’agenda nazionale e quella regionale viaggiano intrecciate, con il Veneto in prima fila. Il quadro che emerge è quello di una campagna elettorale pronta a trasformarsi in braccio di ferro permanente.

Da una parte la Lega e la Lista Zaia, dall’altra Fratelli d’Italia, con Forza Italia e gli alleati costretti a muoversi su posizioni di rimessa. Il rischio è che l’instabilità finisca per indebolire la coalizione, proprio nella regione che negli ultimi trent’anni è guidata del centrodestra. La comparsa del simbolo personale del governatore accanto al Carroccio dice molto più di tante dichiarazioni: il peso di Zaia non si cancella.


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