Veronica De Nitto uccisa negli Usa, l’appello del padre a Giorgia Meloni
“Faccio un appello alla premier Giorgia Meloni, che è donna e madre. Cara presidente, mi aiuti lei, perché sto combattendo da solo una battaglia di giustizia per mia figlia, massacrata da un assassino che, dopo quattro anni, è ancora libero, nonostante sia stato individuato e le responsabilità accertate”. È l’appello che lancia dalle colonne de L’Identità Luigi De Nitto, ristoratore di Latina e padre di Veronica, una vittima dimenticata perché il suo delitto non è avvenuto in Italia, ma negli Stati Uniti. La ragazza, 34 anni, si trovava a San Francisco, dove da pochi mesi si era trasferita per lavoro, quando, il 15 gennaio 2021, venne trovata cadavere in un appartamento in fiamme. I pompieri, entrati in casa convinti di domare l’incendio, fecero la terribile scoperta: Veronica era riversa a terra, in una pozza di sangue e aveva un profondo taglio alla gola. Quel rogo era stato appiccato dall’assassino per cancellare le tracce ma i detective americani sono riusciti a inchiodare il killer, l’ex fidanzato Renato Yedra-Briseno, un macellaio 37enne originario del Messico, che Veronica aveva conosciuto al supermercato dove lavoravano entrambi. Il killer, però, subito dopo il delitto è riuscito a far perdere le proprie tracce e, addirittura, ad attraversare il confine, sottraendosi così alla cattura. Nonostante le difficoltà della pandemia, i problemi burocratici oltreoceano e nessuna soluzione sul versante italiano, Luigi è riuscito a ottenere passi importanti nell’inchiesta, riuscendo a collaborare con i detective del caso, Morris Maya, l’assistente del procuratore di San Mateo County e titolare del fascicolo, e il detective del Daly City Police Department, Kody Lizana, che coordina le indagini. Anche perché, a causa di un cortocircuito nelle comunicazioni da parte delle autorità americane ma anche del Consolato italiano, il ristoratore, per oltre un anno, non era riuscito neppure a sapere ufficialmente come fosse stata uccisa la sua bambina. “Ho cercato ogni giorno di sapere qualcosa sulla sorte di Veronica, ho scritto all’allora ministro Luigi Di Maio, senza avere mai una risposta. Così con il mio avvocato siamo andati in Procura a Roma e quando ho visto il fascicolo sul caso di mia figlia sono rimasto sconcertato. C’erano solo due fogli, uno con una taglia da 10 milioni di dollari sull’assassino, una cifra spropositata che dimostra il calibro criminale di Yedra-Briseno, e poi un documento con la notizia di reato dell’omicidio, sul quale, però, veniva riportato il nome Vittoria De Nitto, anziché Veronica. Un errore che, oltre a farmi venire seri dubbi su come si stavano svolgendo le indagini, ha creato gravi problemi amministrativi, perché mia figlia è stata dichiarata morta dopo dieci mesi”, racconta Luigi. Un calvario che non ha scoraggiato l’uomo, che non ha smesso di lottare finché non è arrivata la svolta. Grazie a una telecamera di sorveglianza, i detective hanno dimostrato che Renato Yedra-Briseno ha premeditato il delitto. È stato infatti ripreso mentre comprava una tanica di benzina prima di mettere in atto il suo orribile piano. Il killer ha infierito su Veronica mentre la giovane tentava di scappare dalla casa, visto che il suo corpo è stato trovato sull’uscio della porta. È lì che il messicano l’ha sopraffatta e l’ha sgozzata, per poi appiccare il fuoco, nella speranza di cancellare le tracce. L’assassino si è dato alla fuga, ha vagato sei giorni per le strade di San Francisco prima di riuscire a passare il confine e rifugiarsi in Messico, grazie all’aiuto di uno zio, che è stato arrestato e accusato di favoreggiamento. L’uomo ha collaborato con la polizia e ha fatto trovare l’auto con cui aveva accompagnato il nipote alla frontiera, al cui interno c’era l’arma del delitto. Le analisi scientifiche sul grosso coltello hanno inchiodato Yedra-Briseno: sulla lama c’erano il sangue di Veronica e le impronte dell’omicida. Caso chiuso, con un mandato di cattura internazionale emesso nei confronti del messicano. Eppure, nonostante il latitante sia stato individuato e la sua residenza sia ben nota, il killer è ancora libero e si è rifatto una nuova vita. L’uomo è ritenuto altamente pericoloso, ma il blitz per la sua cattura non è mai stato predisposto. E ora a Luigi non resta che tentare ancora di chiedere aiuto, affinché l’Italia avvii relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti per chiedere di sbloccare la situazione. Lo scorso anno ha portato il caso al Parlamento europeo, ma non si è smosso nulla. Aveva anche scritto al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ma senza esito, seppure dalla Farnesina fosse arrivata una nota stampa che faceva ben sperare. Invece sulla vicenda è calato il silenzio. “L’unica che potrebbero risolvere la situazione è la premier Meloni”, ha spiegato De Nitto, che un paio di mesi fa era stato ricevuto a Palazzo Chigi per un approfondimento. “Vorrei incontrare il presidente del Consiglio, perché lei è una donna e soprattutto una mamma, oltre a ad essere una premier tanto capace da aver guadagnato una grande credibilità internazionale. Inoltre”, aggiunge, “gli ottimi rapporti che Meloni ha con il presidente Usa Donald Trump possono rivelarsi fondamentali per rendere giustizia a mia figlia Veronica. E anche a me, che non avrò pace finché il suo assassino non verrà catturato”.
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