Non sarà così facile liberarsi delle fonti energetiche fossili: l’Aie rivela che la domanda di petrolio, nonostante gli aumenti della produzione decisi dall’Opec che si riverberano anche sui Paesi produttori al di fuori dell’organizzazione, continuerà a salire. E l’aumento non sarà neanche così contenuto: si parla, nell’analisi pubblicata ieri dall’Agenzia internazionale per l’Energia, di una crescita del fabbisogno mondiale di petrolio stimata in circa 740mila barili al giorno, naturalmente su base annuale. A fronte, va notato, di un’offerta che è già da record e che fornisce ai mercati qualcosa come poco meno di 107 milioni di barili al giorno (106,9 milioni per l’esattezza) e che risulta in continua crescita. Già, perché l’Opec+, capitanata dall’Arabia Saudita che ha ripreso a pompare dopo lunghi mesi passati a predicare sobrietà e rigore ai consociati, prosegue la sua campagna di tagli alle riduzioni della produzione. Contestualmente, dagli Stati Uniti e fino al Brasile, passando per la Guayana, uno dei nuovi Eldorado dell’oro nero, la produzione sarebbe già ai massimi. Quasi allo stremo, secondo gli analisti dell’Aie.
I numeri della domanda di petrolio
Record di estrazione ma soprattutto di raffinazione, la produzione di greggio “raffinato” è già salita di 400mila barili al giorno attestandosi, ad agosto scorso, su livelli record pari a 85,1 milioni di barili. Che, però, non possono reggere e presto, stando alle previsioni Aie, si stabilizzeranno a 83,5 mb/g per il 2025 con la possibilità di un’ulteriore risalita (a 84 milioni di barili) per l’anno venturo. Raffinare, nonostante le campagne d’opinione e soprattutto le leggi che colpiscono il diesel conviene ancora ai produttori che, peraltro, possono godere di un netto miglioramento dei margini e dell’economia in generale legata alla benzina. Sono in aumento, inoltre, le scorte di petrolio: dall’inizio dell’anno ne sono state osservate per l’equivalente di 187 milioni di barili in più. Restano, tuttavia, al di sotto delle medie quinquennali. E ciò perché, stando all’analisi dell’agenzia internazionale dell’energia, in Cina si sta registrando un surplus significativo solo negli ultimi mesi. I Paesi dell’area Ocse, il cui bisogno di petrolio aumenterà di 80 kb/g quest’anno, hanno mantenuto il loro trend di scorte incamerandone circa 6,9 milioni di barili.
Il prezzo non sale
Sale la domanda, aumenta l’offerta, crolla il prezzo. I prezzi del petrolio greggio di riferimento sono scesi ad agosto, con i futures ICE Brent in calo di circa 2 dollari al barile mese su mese, attestandosi a 67 dollari al barile. Le preoccupazioni geopolitiche si sono intensificate a fronte delle minori speranze di un accordo di pace a breve termine tra Russia e Ucraina. Tuttavia, spiegano dall’Aie, la prospettiva di un’imminente eccedenza di offerta ha frenato qualsiasi impulso positivo sui prezzi, poiché il sentiment degli investitori nei confronti del petrolio è rimasto fortemente ribassista.
L’analisi Opec
Che la domanda di petrolio sia in aumento, poi, lo ha sottolineato anche la stessa Opec. Secondo cui la crescita del fabbisogno sarà ancora più marcata di quella stimata dall’Aie e sarà pari a 1,3 milioni di barili al giorno, su base annua, nel 2025 e salirà ancora, a 1,4 milioni di barili giornalieri per l’anno seguente. A trascinare la domanda ci sono i Paesi non Ocse, ossia Cina e India su tutti che avranno bisogno di 1,2 milioni di barili di petrolio al giorno in più. Nell’area occidentale, invece, la crescita della domanda è stimata in circa 100mila barili al giorno.