Esteri

L’Ue usa la cerbottana, Netanyahu il bazooka. Israele può dormire sonni tranquilli

Il premier israeliano ha ribadito che non ci sarà nessuno Stato palestinese

di Ernesto Ferrante -


Il Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza una risoluzione intitolata “Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati”, presentata dai gruppi S&D, Verdi e Renew. Il testo è passato a Strasburgo con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astenuti. L’Eurocamera ha invitato “gli Stati membri a valutare la possibilità di riconoscere lo Stato di Palestina, nell’intento di realizzare la soluzione dei due Stati”. Un risveglio tardivo, debole e mutilato, se si considera il ritiro a pochi minuti dalla votazione dell’emendamento sottoscritto dai Socialisti in cui si condannava il genocidio. La versione “finale”, tra l’altro, non contiene la richiesta di sospensione totale dell’accordo di associazione Ue-Israele.

Netanyahu promette: “Non ci sarà uno Stato palestinese”

L’Ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha replicato – attraverso un post su ‘X’ – alle parole dell’omologo spagnolo Pedro Sanchez: “Ha detto che la Spagna non può fermare la battaglia di Israele contro i terroristi di Hamas perché ‘la Spagna non ha armi nucleari’. Si tratta di una palese minaccia genocida contro l’unico Stato ebraico al mondo. A quanto pare, l’Inquisizione spagnola, l’espulsione degli ebrei dalla Spagna e lo sterminio sistematico degli ebrei durante l’Olocausto non sono sufficienti per Sanchez. Incredibile”.

Netanyahu ha anche ribadito che non ci sarà nessuno Stato palestinese. “Manterremo la nostra promessa che non ci sarà uno Stato palestinese, questo posto ci appartiene”, ha garantito intervenendo alla cerimonia di firma di un importante progetto di insediamento nella Cisgiordania occupata a Maale Adumim, un conglomerato israeliano appena a est di Gerusalemme.

Le conseguenze dell’attacco israeliano in Qatar

Il raid israeliano a Doha sta avendo conseguenze importanti. “L’attacco non era mirato solo ai membri della delegazione, ma all’intero processo negoziale, e riflette il rifiuto di Netanyahu e dei suoi amici di accettare qualsiasi accordo e la loro insistenza nel vanificare gli sforzi per fermare il massacro”. Lo ha affermato l’esponente di Hamas, Fawzi Barhoum, nel corso di una conferenza stampa.

“I crimini dell’entità sionista non cambieranno le nostre posizioni né la nostra richiesta chiara di mettere fine all’aggressione”, ha aggiunto il funzionario del movimento islamico di resistenza, che ha definito l’Amministrazione Usa “complice di questo crimine”.

L’Egitto continuerà a svolgere il ruolo di mediatore nei negoziati per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. A riferirlo è stata una fonte egiziana informata al quotidiano qatariota al-Araby al-Jadeed. “L’Egitto non permetterà che i suoi sforzi di mediazione si trasformino in una copertura per Israele per continuare i suoi attacchi”, ha avvertito l’informatore. Il Cairo “non consentirà che la situazione continui come al solito dopo questo pericoloso sviluppo” ed eviterà di incontrare delegazioni israeliane nel prossimo futuro. “Finché Netanyahu continuerà con le sue politiche attuali, l’impegno sarà minimo e servirà solo gli interessi di sicurezza nazionale dell’Egitto”, ha precisato un alto funzionario egiziano.

La posizione di Doha

Il Qatar ha criticato nuovamente Netanyahu. “Quel che ha fatto Netanyahu ha ucciso ogni speranza” per gli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Lo ha detto il primo ministro qatariota, Mohammaed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, in una intervista alla Cnn, etichettando come “barbaro” il tentato assassinio dei leader palestinesi. “Pensavamo di avere a che fare con persone civili”, ha proseguito Al Thani, secondo cui l’azione decisa da Netanyahu “non è possibile descriverla, ma è un’azione barbarica”. Per il primo ministro, che ha rinnovato l’accusa a Israele di praticare “terrorismo di Stato”, l’accaduto ha ridotto drasticamente le speranze di chi spera ancora di trarre in salvo gli ostaggi nelle mani dei miliziani.

Maria Elena Delia, la portavoce della Global Sumud Flotilla, ha fornito i numeri della spedizione umanitaria. Dall’Italia sono 18 barche, con a bordo 150/160 persone. Dalla Grecia sei imbarcazioni con una settantina. In tutto saranno circa 600.


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