Centinaia di tank israeliani pronti a invadere Gaza City
L’esercito israeliano ha ammassato centinaia di carri armati, mezzi corazzati e bulldozer lungo il confine settentrionale della Striscia di Gaza, in vista di una vasta manovra militare per la conquista di Gaza City. Lo riportano fonti militari citate dai media israeliani, secondo cui l’operazione, denominata “Carri di Gedeone 2”, sarà condotta gradualmente e potrebbe protrarsi per almeno tre o quattro mesi. A guidare l’incursione saranno unità di fanteria regolare, supportate dalle brigate già operative intorno alla città. L’obiettivo dichiarato dell’IDF (Israel Defense Forces) resta lo smantellamento delle strutture di Hamas, che mantiene migliaia di miliziani trincerati nel cuore di Gaza e nelle aree limitrofe ai campi di sfollati di al-Mawasi. I generali israeliani prevedono una resistenza accanita e non ritengono plausibile una resa da parte di Hamas, rendendo lo scenario urbano estremamente complesso e sanguinoso. La tempistica di tre o quattro mesi lascia presagire una lunga fase di combattimenti casa per casa, con pesanti rischi per la popolazione civile intrappolata nella città.
Nuovi attacchi mirati
Parallelamente, l’IDF ha intensificato i raid aerei. Nel solo corso della giornata di ieri, sono stati colpiti tre grattacieli di Gaza City, che secondo i militari erano utilizzati da Hamas come centri logistici e di comando. Il portavoce dell’esercito in lingua araba, Avichay Adraee, ha annunciato un nuovo ordine di evacuazione in vista di un ulteriore bombardamento: “L’IDF colpirà presto l’edificio a causa della presenza di infrastrutture terroristiche al suo interno o nelle vicinanze”, ha dichiarato, confermando che si tratterà del quarto attacco della giornata su strutture verticali della città. Gli avvisi di evacuazione si inseriscono nella linea strategica israeliana di colpire selettivamente infrastrutture considerate legate a Hamas. Tuttavia, organizzazioni umanitarie e fonti locali denunciano che, in un contesto densamente popolato come Gaza City, distinguere tra obiettivi militari e civili rimane quasi impossibile, con conseguenze devastanti per i residenti.
La dimensione diplomatica
Sul piano internazionale, con l’aumento dei carri armati pronti a irrompere nella Striscia di Gaza, cresce l’allarme e si moltiplicano gli appelli al cessate il fuoco. A Doha, in occasione della riunione ministeriale preparatoria del vertice arabo-islamico straordinario, si è svolto un incontro bilaterale tra il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty e il suo omologo turco Hakan Fidan. Secondo un comunicato del governo egiziano, i due ministri hanno riaffermato la volontà di rafforzare la cooperazione economica e politica tra i rispettivi Paesi, esprimendo nel contempo solidarietà al Qatar “di fronte alla recente aggressione israeliana che ne ha colpito la sovranità”. Soprattutto, Il Cairo e Ankara hanno ribadito la necessità di porre fine immediatamente alla guerra israeliana a Gaza, respingendo le politiche di blocco, carestia e sfollamento forzato. Entrambi hanno inoltre sollecitato l’apertura totale dei corridoi umanitari e riaffermato il sostegno ai diritti del popolo palestinese, in particolare alla prospettiva della nascita di uno Stato indipendente sui confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale.
Una crisi senza vie d’uscita?
L’imminente avvio di “Carri di Gedeone 2” sembra allontanare qualsiasi possibilità di tregua nel breve periodo. Con le forze israeliane pronte a spingersi con i carri armati nel cuore della città e Hamas determinato a resistere, Gaza City si prepara a diventare teatro di una delle battaglie urbane più dure degli ultimi decenni in Medio Oriente. Intanto, per i civili, la prospettiva è quella di nuovi sfollamenti, bombardamenti continui e un aggravarsi della già drammatica crisi umanitaria. Nel frattempo Hamas ha trasferito gli ostaggi in superficie, in case e tende, per impedire all’esercito di operare in determinate aree in vista dell’operazione israeliana.
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