Giappone, il primo colpo di cannone elettromagnetico parte dal mare
Il prototipo giapponese è di calibro relativamente ridotto ma dispone di una tecnologia innovativa che potrebbe rivoluzionare il mondo delle armi.
Il Giappone scrive una nuova pagina nella storia della tecnologia militare: la Japan Maritime Self-Defense Force ha completato con successo il primo test al mondo di un cannone elettromagnetico montato su una nave e utilizzato in mare aperto contro un bersaglio in movimento. Un traguardo che non solo ha un forte valore simbolico, ma che conferma il ruolo di Tokyo come attore di primo piano nell’innovazione navale.
Un colpo partito dalla JS Asuka
La protagonista di questo esperimento è stata la JS Asuka, nave sperimentale su cui il cannone elettromagnetico è stato installato in collaborazione con l’ATLA, l’Agenzia giapponese per l’acquisizione e la logistica. Durante l’estate 2025, tra giugno e luglio, l’arma ha aperto il fuoco su una nave-bersaglio, dimostrando la capacità di integrare il sistema in un contesto reale e non solo in laboratorio.
Il prototipo giapponese è di calibro relativamente ridotto — circa 40 millimetri — e utilizza proiettili dal peso di circa 320 grammi. Nonostante le dimensioni contenute, la potenza è notevole: le velocità raggiunte superano i 2.200 metri al secondo, con test più recenti che parlano di picchi di 2.500 m/s.
La sfida dell’energia
Un railgun non utilizza polvere da sparo ma campi elettromagnetici, e questo richiede quantità enormi di energia. Il Giappone ha risolto il problema installando generatori e sistemi capacitivi direttamente a bordo della JS Asuka. Questa soluzione ha reso possibile non solo il colpo, ma l’intero ciclo di alimentazione e ricarica. Resta però il nodo della sostenibilità: quanto a lungo un sistema del genere potrà operare in battaglia senza logorare i componenti?
Opportunità e limiti
Il successo del Giappone non deve illudere: si tratta ancora di un’arma sperimentale. L’erosione delle guide, la gestione termica e la frequenza di fuoco restano sfide non risolte. Tuttavia, l’idea di avere proiettili a costo relativamente basso, senza esplosivi, capaci di raggiungere bersagli a grande distanza con velocità ipersoniche, alimenta grandi aspettative.
Un futuro che parla giapponese
Con questa prova, il Giappone si pone davanti a Stati Uniti e Cina, che da anni lavorano su progetti simili ma non hanno ancora portato a termine un colpo reale dal mare. È un segnale politico e tecnologico: il Paese del Sol Levante vuole proteggere i propri mari e dimostrare di essere pronto a innovare in un settore decisivo per la sicurezza globale.
Il futuro dei cannoni elettromagnetici non è ancora scritto, ma un dato è certo: il Giappone ha appena impresso il suo marchio su una nuova era della guerra navale.
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