Rita Bernardini (Nessuno Tocchi Caino): “Detenuti in aumento, ma i posti sono gli stessi”
Rita Bernardini, presidente della associazione “Nessuno tocchi Caino”, è una donna forte, tosta, che quotidianamente opera per i diritti e le tutele dei detenuti: in questa intervista, la Bernardini accende ancora una volta i fari mediatici sulle complesse e delicate condizione delle carceri italiane e su ciò che la politica dovrebbe fare per risollevare una situazione sempre più emergenziale.
Al 31 agosto 2025 i detenuti nelle carceri italiane sono 598 in più rispetto ai 62.569 del mese precedente. In un solo mese, perciò, quasi seicento persone si sono aggiunte a un sistema penitenziario ormai al collasso, ed è alla luce di questo che ha intrapreso un altro sciopero della fame. Ma la politica ha dato segnali vista l’urgenza?
“Con il mio sciopero della fame, che è terminato pochi giorni fa dopo un mese, ho voluto scandire quotidianamente che i decisori politici si sono fatti le loro belle vacanze senza prima aver mosso un dito nei confronti di una comunità, quella penitenziaria, stremata dal sovraffollamento, dal caldo infernale, dalle gigantesche carenze di personale a partire dagli agenti, dalla riduzione drastica di ogni attività, dalla mancata erogazione di servizi essenziali quali la sanità. Il 9 settembre scorso, con la riapertura del Parlamento, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando ha accettato di venire a discutere con i detenuti del laboratorio di Nessuno tocchi Caino, al G8 di Rebibbia, dell’incarico ricevuto dal Presidente Ignazio La Russa di preparare un testo di legge condiviso tra tutti i gruppi parlamentari che affronti il problema del sovraffollamento e dei suicidi in carcere. E’ il primo segnale positivo dopo la ripresa dei lavori parlamentari”.
Quali sono stati i risultati raggiunti con il “decreto carceri” del luglio 2024?
“Che in un anno i detenuti sono aumentati di 1.400 e i posti disponibili sono rimasti gli stessi per cui mancano 16.500 posti per allocare i detenuti. All’epoca la maggioranza di Governo rispedì in Commissione il disegno di legge Giachetti/Nessuno tocchi Caino sulla liberazione anticipata speciale con la falsa affermazione, che avrebbero risolto il problema del sovraffollamento con il loro decreto. Lo abbiamo visto! Nel frattempo, questo Governo ha continuato ad emanare norme liberticide come il cosiddetto “decreto sicurezza” che aumentano il numero delle fattispecie di reato e dell’entità delle pene. I cittadini abboccano e li votano… sino a che non capiterà a loro di trovarsi incastrati nelle maglie della giustizia italiana”.
Chi sono i cosiddetti “liberi sospesi?
“Finalmente, grazie ad un’interrogazione al ministro della Giustizia, abbiamo saputo del loro numero abnorme: sono ben 92.000, più tutti quelli che devono ancora essere registrati negli elenchi dei magistrati di sorveglianza. Si tratta di oltre centodiecimila persone che sono state condannate definitivamente ad una pena inferiore ai 4 anni e che sono completamente libere in attesa che il magistrato di sorveglianza decida per loro il carcere o una misura alternativa. Questa mannaia pende sulla loro testa spesso per anni perché i giudici sono oberati di lavoro. Sulle loro scrivanie pendono oltre duecentomila istanze all’anno alle quali devono far fronte con un organico complessivo di 275 unità tra Presidenti di Tribunale (29) e magistrati degli Uffici di Sorveglianza (246). Accade così che, quando riescono finalmente a decidere, mandano in carcere persone che si sono completamente riabilitate da sole ma che si ritrovano costrette ad abbandonare lavoro, famiglia e l’equilibrio sociale riconquistato”.
Presidente, e del piano di edilizia penitenziaria cosa ci dice?
“A parte il fatto che non ci dicono mai con quale personale apriranno gli ipotetici nuovo istituti, quella di implementare l’edilizia penitenziaria è la classica presa in giro di qualsivoglia Governo. Contro il sovraffollamento solennemente dichiarano che non bisogna svuotare le carceri, ma costruirne di nuove dando spazio alle più fantasiose proposte come quelle di riadattare caserme dismesse o di mettere in mare carceri galleggianti. L’ultima di Nordio, con tanto di delega ad un Commissario straordinario, è quella di costruire carceri-container utilizzando i pochi spazi disponibili all’interno dei 190 istituti penitenziari. Davvero un’idea “brillante” che alla fine di quest’anno avrebbe dovuto darci 384 posti in più alla modica cifra di 32 milioni di euro. Poi si sono accorti che avevano sbagliato i conti e che i 384 posti in realtà costano 45 milioni di euro e che, per questo piccolo errore di valutazione, per averli occorrerà aspettare la prossima primavera. Ma ci rendiamo conto? I posti che mancano sono 16.500 e questi ci stanno trastullando con 384 ipotetici posti! Nel frattempo, e per il futuro sempre di più, i detenuti continueranno ad essere degradati in modo sistematico nella loro dignità di persone. Sorte analoga la subiscono gli agenti, costretti a turni massacranti”.
Vorrei ci parlasse di altri due temi particolarmente caldi e delicati: i suicidi in carcere e il rapporto carcere-droga.
“Le carceri sono luoghi di spaccio e di illegalità sotto molteplici aspetti. Sono dei luoghi oscuri e impenetrabili dove può accadere e accade di tutto. Se noi quando entriamo in visita già possiamo vedere e denunciare le condizioni di degrado, vi figurate cosa accade di notte quando in carcere rimane un solo agente per “governare” una sezione su tre piani per un totale di 150/180 detenuti molti dei quali con problemi psichiatrici o di dipendenza problematica da sostanze stupefacenti? Se qualcuno dalla disperazione si impicca o sniffa il gas dalla bomboletta chi si occupa di lui? Mancano medici, specialisti psichiatri e psicologhi, i SERD – tranne eccezioni – si limitano il più delle volte a consegnare settimanalmente la terapia sostitutiva. Gli psicofarmaci vengono distribuiti a gogò e si traffica in tutto: medicinali, alcool prodotto in cella e tutte le sostanze stupefacenti illegali dalle più leggere alle più pericolose. Solo che in carcere costano di più e le famiglie dei detenuti sono letteralmente taglieggiate per pagare gli spacciatori interni”.
Come si fa a uscire da questa condizione di carenze e criticità in cui si ritrovano gli istituti penitenziari in Italia? “Il primo passo da fare è rientrare nella legalità costituzionale e, quindi, ridurre drasticamente la popolazione ristretta visto che ci sono 16.580 detenuti (tanti quanti sono i posti che mancano) che devono scontare una pena residua sotto i due anni. Fatto questo, occorre riformare il sistema della giustizia e dell’esecuzione penale, magari riprendendo le proposte scaturite dagli Stati generali dell’esecuzione penale, cioè una riforma organica complessiva fatta naufragare dal centrosinistra nostrano per opportunismo politico”.
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