Matteo e “Baffino”: la doppia morale del Pd
Al ricevimento con l'ambasciatore russo c'era pure D'Alema, i dem attaccano solo il vicepremier
D'Alema, a Pechino per la parata militare
Matteo Salvini – è notorio – è una calamita per le polemiche. Così come è acclarato che le accuse che gli hanno sempre rivolto le opposizioni sono per l’attuale vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti il carburante della sua quotidiana animazione politica che, tra i primi in Italia, agita sui social così come ogni volta che gli viene sventolato sotto il naso un microfono, specialmente quando è preso in una delle decine di telefonate che lo impegnano quotidianamente.
Matteo Salvini e Massimo D’Alema: il doppio binario del Pd
Non è quindi, una vera e propria “notizia” il fatto che sia per l’ennesima volta bersaglio delle opposizioni per il saluto – c’è chi parla di un abbraccio, chi addirittura di un bacio – all’ambasciatore della Federazione russa in Italia, Alexei Paramonov, in occasione del ricevimento organizzato a Roma dalla Cina per celebrare il 76esimo anniversario della Repubblica popolare cinese e il 55esimo anniversario delle relazioni Cina-Italia.
Cosa ha risposto il vicepremier
“Preferisco una stretta di mano a uno sguardo rabbioso”, ha risposto subito, sottolineando – come ha sempre fatto – la necessità di mantenere aperta la porta al dialogo con quel Paese che tre anni fa ha invaso l’Ucraina. Incurante di quanto gli veniva rammentato da Pd, Italia Viva, + Europa: innanzitutto l’appoggio dell’Italia all’Ucraina e i bambini morti sotto le bombe russe.
Anche D’Alema al ricevimento con l’ambasciatore russo
Curiosa, però, stavolta – perciò questo nostro commento – la sede del “fattaccio”: un ricevimento cinese promosso nella scia di quanto avvenuto pochi giorni fa a Pechino dove un altro politico italiano, Massimo d’Alema, x presidente del Consiglio, non si era fatto specie di partecipare a una parata del regime di Xi. Immortalato in foto di gruppo, intervistato mentre maglioncino sulle spalle e occhiali da sole, spiegava la necessità di non interrompere il dialogo con un Paese che, qui da noi e in Europa, non pochi problemi diretti e indiretti ci provoca da decenni. Attaccato subito da Calenda, ma non dal Pd che ora attacca Salvini.
A Roma, al ricevimento cinese, c’era pure “Baffino”. Le cronache non ne hanno parlato – ci pare – ma non esitiamo a ritenere che abbia pure lui salutato Paramonov. A Mosca D’Alema ci è andato con Berlinguer per i funerali di Andropov nel 1984 e negli anni ha conosciuto bene l’evoluzione dell’allora Urss.
Cosa pensa D’Alema della Lega
Oggi quindi D’Alema potrebbe provare a tranquillizzare gli animi esacerbati del Pd che attacca il vicepremier, rammentandogli cosa pensava 30 anni fa della Lega di cui Matteo Salvini è leader: “La Lega c’entra moltissimo con la sinistra. Tra la Lega e la sinistra c’è forte contiguità sociale. È una nostra costola”.
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