Attualità

Vendemmia in crescita ma cantine piene e produttori preoccupati

Per i produttori serve una rimodulazione del Testo che regola produzioni e giacenze

di Angelo Vitale -


La vendemmia 2025 in Italia si prevede in crescita sia in quantità che in qualità, con una produzione stimata di circa 47,4 milioni di ettolitri (+8% rispetto al 2024) e un livello qualitativo molto buono o ottimo in quasi tutte le aree, con caratteristiche diverse a seconda della zona geografica (bianchi freschi al Nord, rossi strutturati al Sud).

Vendemmia in crescita ma nel settore regna la preoccupazione

I risultati del report di Unione italiana vini in collaborazione con Assoenologi e Ismea non sembrano però fare del tutto contento Lamberto Frescobaldi che della Uiv è il vertice, che mette in guardia guardando alle criticità della filiera: “Brindiamo a un’annata qualitativamente eccellente, ma non per le quantità. Alle attuali condizioni di mercato, sarà difficile garantire la giusta remunerazione alla filiera con una vendemmia da 47,4 milioni di ettolitri a cui si aggiungeranno verosimilmente circa 37 milioni di ettolitri di vino in cantina. Ci troviamo a fare i conti con difficoltà che non riguardano solo l’Italia, ma tutti i Paesi produttori. La qualità del nostro vino è indiscussa, ma anche il buono, se è troppo, fa perdere valore. Ora proponiamo di rivedere gli schemi produttivi, a partire dall’impianto legislativo del Testo Unico, con l’obiettivo di attivare un sistema a fisarmonica del nostro potenziale, in grado di aprirsi o comprimersi a seconda delle dinamiche di mercato”.

Un Testo Unico da aggiornare

Un testo Unico del 2016 che, quindi, Frescobaldi, auspica sia aggiornato, superando schemi rigidi che finora non hanno consentito di adeguare rapidamente produzione e offerta alla domanda effettiva, contribuendo così alla sovrapproduzione e al conseguente accumulo di scorte invendute in cantina.

Il potenziale produttivo dovrebbe poter essere modulato in modo più dinamico, capace di espandersi o contrarsi in base alle esigenze di mercato, evitando così produzioni eccessive che appesantiscono la filiera e minacciano la remunerazione dei produttori. Una flessibilità da tradurre in strumenti legislativi e regolamentari che facilitano la gestione di rese, superfici vitate, e modalità di vendita, prevedendo ad esempio controlli più stringenti sulle produzioni di massa e incentivi per una valorizzazione qualitativa. Una revisione ove includere aggiornamenti sulle denominazioni, regolamentazioni delle rese, strumenti di mercato per smaltire le giacenze e incentivare la qualità rispetto al volume, per creare condizioni più sostenibili e competitive.

Cantine piene, i motivi e le criticità

C’è infatti un problema di mercato sottostante, un forte accumulo di vino fermo in cantina, con scorte molto elevate, intorno a volumi paragonabili quasi a un’intera vendemmia. Un fenomeno che persiste da almeno qualche anno a causa di una domanda stagnante o in calo, aggravata oggi da questioni internazionali come i dazi sulle esportazioni verso mercati chiave e da un calo del potere d’acquisto dei consumatori che limita i consumi. La conseguenza è uno stallo o calo nelle vendite, con ritmi di smaltimento delle giacenze troppo lenti e quindi una saturazione del mercato interno.
Dinamiche non recenti, ma accentuate negli ultimi anni con la combinazione di riduzione della domanda globale, interferenze commerciali e una produzione tornata a livelli elevati dopo stagioni scarse.

La produzione abbondante del 2025, seppur qualitativamente ottima, rischia dunque di accentuare ulteriormente la pressione sul mercato che è già fragile. Perché negli anni più recenti, la sovrapproduzione ha continuato ad essere alimentata da un sistema produttivo orientato più alla quantità che alla qualità, con una rigidità normativa e un sistema di denominazioni (oltre 520 DOC in Italia) che non sempre facilita una chiara identificazione e valorizzazione dei prodotti.

L’esito di tutto ciò potrebbe essere un ulteriore aumento dei costi dei prodotti in Italia.


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