Attualità

Il visionario italiano che fondò Piriápolis e lasciò un segno indelebile in Uruguay

di Pasquale Hamel -


Piriapolis è una città balneare a pochi chilometri da Montevideo, la capitale dell’Uruguay, il suo impianto volutamente ricorda la cittadina ligure di Diano Marina e per molto tempo come era stata pensata dal suo fondatore, è stata meta turistica preferita per la ricca borghesia uruguaiana. Pochi sono al corrente che quell’insediamento urbano, dallo stranissimo nome, nasce dall’idea di un sognatore di origine italiana. Si trattava di Francisco Piria de Grossi, che ebbe un ruolo importante nella storia non solo economica, si trattava infatti di un imprenditore sui generis, ma in quella politica e sociale del piccolo stato sudamericano. Piria, i cui genitori genovesi erano emigrati in Uruguay nei primi dell’Ottocento, era nato a Montevideo da una famiglia che, per quei tempi, poteva considerarsi agiata, tanto il padre che il nonno, erano ufficiali di marina mercantile. La morte del padre in giovane età creò diversi problemi in famiglia tanto che la madre, preoccupata per la sua educazione, considerò opportuno mandarlo in Italia dallo zio, sacerdote gesuita, che si occupò meticolosamente della sua formazione. Francesco, rispetto a tanti suoi coetanei emigrati, potè così vantare un’eccellente formazione in discipline umanistiche (si dice che avesse grande dimestichezza sia con il latino che con il greco) e scienze (amava la chimica). Il fatto, poi, di studiare in un luogo austero e disciplinato come lo erano i collegi gestiti dall’ordine di Sant’Ignazio di Loyola, incise in modo significativo nella formazione del suo carattere. Genova, Roma e Napoli furono le 3 città che lo videro studente attento e volitivo. Negli anni che lo videro protagonista della vita pubblica uruguayana, ricordando quelle città, infatti ci teneva a dire, “Hanno aperto la mia mente e la mia immaginazione ed hanno svegliato l’amore per le arti classiche che mi hanno accompagnato tutta la vita”. Forte di questa robusta e fascinosa formazione culturale che gli apriva i salotti buoni della società uruguayana garantendosi coperture di cui ben pochi potevano godere, cominciò quasi subito la sua attività di imprenditore nel settore delle costruzioni. Ma non si trattava di un imprenditore qualunque, cioè teso a fare soldi e a crescere nella sua condizione economica, si trattava di un uomo carico di progettualità che piegava le sue attività ai suoi sogni. Piria, infatti, non considerava il denaro, che affluiva copioso nelle sue tasche, un fine in sé, ma piuttosto un mezzo per realizzare “promesse di grande importanza” per l’umanità. Gli edifici che realizzava, e furono tantissimi, si parla di interi quartieri di Montevideo edificati dalle imprese di Piria. I suoi edifici riflettevano anche la sua passione per le cosiddette scienze alchemiche che coltivava con la passione del neofita, non è un caso che fosse iscritto alla massoneria della quale raggiunse i gradi più elevati. A Montevideo costruì il Palazzo Piria che è attualmente la sede della Corte Suprema di giustizia dell’Uruguay, nella Plaza Cagancha, opera dell’architetto francese Camille Gardelle. La costruzione del palazzo fu ordinata da Piria ed eseguita secondo le esigenze della sua famiglia con il massimo lusso dell’epoca. In tale occasione portò muratori e suppellettili dall’Italia. Il primo piano aveva tre camere da letto: due “con bagno” ed una sontuosa reception. Aveva una grande sala di 20 metri di lunghezza. Purtroppo, fu proprio la fede massonica che gli tarpò le ali nel momento in cui, forte della sua maturata concezione politica – che aveva teorizzato nel libro “ “Socialismo trionfante. Quale sarà il mio paese tra 200 anni” e a supporto della quale aveva fondato il battagliero quotidiano “La Tribuna Popular” da lui stesso finanziato e diretto – aveva deciso di scendere in campo candidandosi, nel 1919, alla presidenza della Repubblica con un programma di riforme molto avanzato fortemente informato a principi laici. Quell’esperienza politica, per la quale aveva dato vita al partito “’Unione Democratica” con base conservatrice, si trasformò in un clamoroso fiasco, ottenne infatti appena seicento voti, e questo lo convinse a rinunciare definitivamente al suo impegno politico. La delusione politica, ma anche la possibilità di nuove imprese fu, sicuramente alla base del suo abbandonò dell’Uruguay. Nel 1926 andò, infatti, a vivere un periodo a Buenos Aires, dove acquistò Palazzo Piria porteño, una costruzione dei primi del 1907 situata nella città di Ensenada, provincia di Buenos Aires. Quel palazzo venne trasformato in una sontuosa dimora dove si trasferì con la sua famiglia. A Ensenada non rimase con le mani in mano, ma si diede da fare per dare un profilo nuovo e moderno a quella regione che, come scrive Stefano Casini, avrebbe definito la “costa dorata del Río de la Plata”. Per questo, propose alle autorità provinciali la costruzione di una strada per collegare La Plata con Punta Lara, senza passare per Ensenada. In cambio si offrì di prendersi cura del condizionamento delle spiagge. Il progetto, per molti aspetti troppo avveniristico, non convinse la burocrazia argentina. Indignato per tali insulse resistenze decise, dunque, di rientrare, con la famiglia, a Montevideo. Il palazzo dove, negli anni argentini, aveva abitato, quasi a schiaffo morale ai suoi detrattori, nel 1947, sarebbe stato donato dai suoi eredi al Governo della Provincia di Buenos Aires, per l’uso residenziale dei governatori. Francesco Piria morì l’11 dicembre 1933 a Montevideo, aveva 86 anni quando una congestione polmonare, complicata da diabete, uremia e cuore debole, lo uccise, lasciando, in Uruguay, un’impronta indelebile. Scrisse, ricordando questo, potremmo definire eccentrico e immaginifico personaggio che, e questo va ricordato e sottolineato perché ci fa comprendere la sua inestinguibile vocazione creativa, fu sempre orgoglioso della sua origine e della sua italianità, il poeta uruguayano Loreley Lazo : “Francisco Piria può essere trovato in tutto ciò che il suo ferro creerà. Era un uomo che aveva un sogno, lo ha reso reale e ci vive.


Torna alle notizie in home