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Udine, due pesi e due misure “la città è una giungla”

di Redazione -


Udine e il divieto del 19 settembre, i circa 400 cittadini presenti non possono sfilare per la città.

Venerdì 19 settembre a Udine i cittadini che chiedevano più sicurezza sono stati trattati come pericolosi sovversivi. La manifestazione organizzata da Eddi Speranza e sostenuta da molti residenti, stufi di risse, furti e bivacchi incontrollati, era inizialmente pensata come corteo per le vie del centro. La Questura però ha deciso diversamente, niente passeggiata, solo un sit-in statico, sorvegliato a vista, quasi fosse un atto di guerra. Il messaggio era chiaro, i cittadini che protestano per chiedere ordine e regole non devono muoversi, non devono farsi vedere troppo.

La voce di Eddie Speranza

Durante la manifestazione, Eddie Speranza ha parlato senza sosta per oltre due ore, elencando punto per punto i problemi che stanno soffocando Udine. Ha chiesto a gran voce più pattuglie sul territorio, ronde vere, e ha promesso che ci sarà presto un’altra mobilitazione.

Il suo attacco è stato chiaro: «Stasera vedo tanta polizia a controllare noi – ha detto – ma vorrei sapere quanti agenti ci sono a difenderci fuori dalla Casa dell’Immacolata o in piazzale Cella». Non è accettabile che i cittadini vengano trattati come i “pericolosi” mentre i delinquenti restano padroni delle strade.

Speranza ha ricordato che Udine è finita persino a Fuori dal coro come “città violenta”, e ha puntato il dito contro chi cerca di negare la realtà per non spaventare i turisti. «La violenza c’è e non si può nascondere», ha ribadito. Poi la stoccata agli amministratori: l’assessore Gasparin, accusato di aver trasformato la Casa dell’Immacolata in un Far West, secondo lui deve dimettersi immediatamente, seguito dal signor Boem.

Non solo Casa dell’Immacolata: piazzale Cella, ha detto Speranza, è un altro punto nero, con una ventina di persone che “stanno rompendo le palle” ai residenti.

Infine, la promessa: niente comitati, niente burocrazia, ma una presenza concreta. «Da stasera non sarete più soli – ha garantito – sarò io il referente di ogni vostra lamentela. Ci metto la faccia, perché la pazienza è finita».

La cronaca nera dello stesso giorno

Come se non bastasse, proprio venerdì pomeriggio, intorno alle 18, in viale Ungheria un ragazzo che lavora in una pizzeria del centro è stato brutalmente aggredito. Un gruppetto di cinque persone di origine egiziana lo ha circondato, colpito con spray al peperoncino e poi derubato. Il giovane, visibilmente scosso, ha perso temporaneamente la vista ed è stato portato subito in ospedale. Le indagini sono in corso, ma pare che uno dei delinquenti sia stato riconosciuto da un passante che ha già sporto denuncia.

Un episodio gravissimo, che mostra quanto siano fondati gli allarmi dei cittadini. Ma di fronte a questi fatti, cosa fa l’autorità? Blocca i residenti che chiedono più sicurezza, mentre i criminali agiscono indisturbati nel cuore della città.

Il giorno dopo, la sfilata “consentita”

Bastava attendere ventiquattr’ore per assistere a un’altra scena. Sabato 20 settembre, le stesse strade — via Carducci, via Veneto, via Lovaria e piazza Libertà — sono state invase da bandiere africane, musica a tutto volume e persino un carro allegorico in stile carnevalesco. Una festa colorata e rumorosa che ha occupato senza problemi il centro storico. Nessuna restrizione, nessuna trasformazione in sit-in obbligato, nessun divieto.

Due pesi e due misure

La contraddizione è lampante. I cittadini che chiedono sicurezza vengono confinati e sorvegliati, mentre chi organizza cortei folkloristici può sfilare liberamente. Si invoca l’ordine pubblico contro chi denuncia degrado e insicurezza, ma si chiudono entrambi gli occhi davanti a scene che non portano alcuna garanzia di rispetto per la città.

Un segnale che fa riflettere

Il risultato è un messaggio chiaro ma inquietante: a Udine non conta chi subisce violenze, rapine e insicurezza quotidiana, conta solo non disturbare il “teatrino” ufficiale. Una città che si gira dall’altra parte mentre i suoi giovani finiscono in ospedale aggrediti da bande straniere.

Nasce un nuovo comitato anche in Viale Ungheria

Anche i residenti di Viale Ungheria e piazzale d’Annunzio hanno annunciato la nascita di un nuovo comitato, che a fine mese si presenterà ufficialmente con un primo ritrovo pubblico. Il portavoce, Mario Cecchini, ha precisato che – come nel caso di Eddie Speranza – non c’è alcuna mira politica: «Il nostro unico obiettivo è muovere le acque e ripulire una zona che un tempo era tranquilla e sicura, oggi ridotta a luogo di spaccio e ritrovo di una delinquenza straniera sempre più ingombrante. La gente qui, dopo una certa ora, non esce più di casa».

Un segnale forte, che conferma come l’esasperazione dei cittadini si stia diffondendo a macchia d’olio in tutta Udine.


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