Rischio amianto, pochi protestano
Bandito in Italia nel 1992, l’amianto ha lasciato nel nostro Paese uno scandaloso strascico, un’emergenza strutturale sanitaria lunghissima. L’Osservatorio nazionale dedicato a questo materiale, riconosciuto cancerogeno e pericoloso in ormai decine di Paesi dopo che negli anni ’20 emerse la dannosità dell’asbestosi rilevata come malattia polmonare mortale per l’inalazione delle sue fibre, stima in circolazione ancora 40 milioni di tonnellate di materiali che lo contengono.
Amianto, il report Ispra
Se dal punto di vista ambientale normativo, il rapporto Ispra 2025 evidenzia come nel 2023 siano state smaltite in discarica circa 314mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto, con un lieve calo rispetto all’anno precedente, resta concreto il passivo dei rifiuti speciali pericolosi rispetto agli obiettivi nazionali con le regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto che sono quelle con i maggiori
conferimenti. Si evidenzia comunque un ampio problema di stoccaggio e limitate discarica attive che rallentano la rimozione effettiva sui territori.
Il Libro bianco Ona
Drammatico tuttora, e da molti trascurato, il dato che il Libro bianco Ona di quest’anno, redatto dal suo presidente Ezio Bonanni, registra riguardo al mondo della scuola: fino a 2400 sedi di istituti ne hanno presenza in pavimentazioni, impianti termici, caldaie e coibentazione di tubazioni. In queste scuole vi sono esposti circa 352mila studenti e 50mila operatori.
Anche per l’amianto, poi, per lo specifico rischio nelle scuole riguardo ai suoi lavoratori, si manifesta la lentezza applicativa delle norme europee: una direttiva Ue, quella 2023/2068, aveva fissato un primo termine per il recepimento da parte degli Stati membri al 21 dicembre di quest’anno stabilendo nuovi limiti e mezzi di misurazione ma contemporaneamente ha spinto la sua definitiva applicazione al
21 dicembre 2029, data individuata come una auspicabile occasione per una riforma organica.
In questo quadriennio potrebbe maturare l’estensione e il rifinanziamento degli incentivi fiscali per i privati, le imprese e le pubbliche amministrazioni con un piano nazionale di bonifica completo e stringente e particolare attenzione a scuole e ospedali o ai siti “orfani”: ce ne sono ancora moltissimi da censire. E pochi protestano.
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