Chi riconosce la Palestina e chi no: la mappa di tutti i paesi
Non mancano gli indecisi e quelli in procinto di formalizzare la decisione
Dopo il via libera di Gran Bretagna, Australia, Canada e Portogallo, i Paesi dell’ONU che riconoscono la Palestina sono arrivati a 151 su 193. Ben 13 lo hanno fatto negli ultimi due anni. Nel novembre 2012 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a stragrande maggioranza per elevare lo status dei palestinesi a “Stato osservatore non membro”.
I primi a farlo
Lo scorso anno, l’Assemblea ha votato una risoluzione in cui si afferma che la Palestina è “qualificata a diventare Stato membro” con 143 voti a favore, 25 astenuti (Italia compresa) e 9 contrari, tra cui gli Stati Uniti. L’Algeria è stata la prima a procedere al riconoscimento a seguito della dichiarazione di indipendenza proclamata nel 1988 dall’allora leader dell’Olp Yasser Arafat. La Svezia ha fatto da apripista nell’Ue, nel 2014. Cipro l’aveva già riconosciuta nel 1998, prima di entrare nell’Unione nel 2004. La stragrande maggioranza degli Stati in Asia, Africa e America Latina riconosce formalmente lo Stato palestinese.
I contrari e i prossimi
Non manca chi ha assunto una posizione contraria. Sono almeno 46 i Paesi che continuano a fare muro. Tra questi figurano Israele, Stati Uniti e parte dei loro alleati. In Asia, sono Giappone, Corea del Sud e Singapore; in Africa, il Camerun; in America Latina, Panama. In Oceania non si è ancora espressa. In Europa spicca la contrarietà di Italia e Germania.
Portogallo, Francia, Belgio, Lussemburgo e Malta hanno annunciato il riconoscimento, che avverrà a stretto giro. Nel 2024 Irlanda, Spagna, Norvegia, Slovenia, Armenia, Giamaica e Trinidad e Tobago avevano formalizzato la stessa decisione.
Cosa può fare uno Stato di Palestina
Il riconoscimento della Palestina come Stato è importante sotto vari profili. Dal punto di vista giuridico, ne rafforza la personalità internazionale, consentendole di aderire validamente a trattati internazionali, sottoscrivere accordi bilaterali, partecipare a organizzazioni sovranazionali e agire legalmente in ambito sovranazionale. Sul piano diplomatico si traduce in relazioni bilaterali ufficiali, firma di trattati di cooperazione e possibilità di avere una rappresentanza piena presso enti internazionali.
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