Esteri

Riconoscimento dello Stato di Palestina, spaccature e contraddizioni in Europa

La Francia va in una direzione, la Germania e l'Italia in un'altra

di Ernesto Ferrante -


Si è aperta ieri l’Assemblea generale dell’Onu. Il tema centrale al Palazzo di Vetro è stato il conflitto in Medio Oriente, che monopolizzerà anche i lavori prossimi giorni. Oggi alle 15 ora italiana si terranno invece il Dibattito Generale, che è tradizionalmente l’evento centrale della Settimana ad Alto Livello, e due riunioni del Consiglio di Sicurezza, una su Gaza e l’altra sull’Ucraina. Il tema scelto dalla neo-eletta presidente dell’Assemblea Generale, l’ex ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, è “Better together: 80 years and more for peace, development and human rights” (“Meglio insieme: 80 anni e oltre per la pace, lo sviluppo e i diritti umani”.

La Francia guida il gruppo che ha sfidato Netanyahu

L’annunciato riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese da parte di almeno 10 Paesi (Andorra, Australia, Belgio, Canada, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Malta, Regno Unito, San Marino), ha provocato la dura reazione di Israele. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, con il sostegno degli Usa, ha demolito l’iniziativa, mentre il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha evocato per ritorsione l’annessione della Cisgiordania.

In Europa gli occhi sono puntati su Francia, Germania e Italia. Il presidente francese Emmanuel Macron, in grande difficoltà in patria per l’instabilità ormai cronicizzata dei suoi governi, ha provato a ritagliarsi uno spazio di manovra a livello internazionale, come dimostra la Conferenza per l’attuazione della soluzione a due Stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita.

Le bandiere palestinesi sventolano su altri 21 comuni francesi, stando al ministero dell’Interno di Parigi, nonostante il divieto imposto di esporle in nome del principio di neutralità dei servizi pubblici. Tra i più importanti quelli di Nantes, Stains e Saint-Denis.

La politica francese, sempre più simile a una polveriera, si è spaccata anche sulla possibilità di issare il drappo della Palestina. Il leader dei socialisti Olivier Faure si è espresso favorevolmente. Dall’altra parte, il ministro dell’Interno dimissionario Bruno Retailleau ha ordinato ai prefetti di far rispettare il “principio di neutralità dei servizi pubblici”. Il compagno di partito di Faure Laurent Cathala, sindaco di Créteil, ha scelto di non seguire il suo appello privilegiando la “coesione sociale”.

La questione ha diviso anche i parlamentari: Marine Tondelier (Ecologisti) e Eric Coquerel (Lfi) hanno supportato la scelta, mentre Philippe Ballard (Rn) e François-Xavier Bellamy (Républicains) l’hanno criticata bollandola come “comunismo di basso livello”, chiedendo addirittura sanzioni.

Germania e Italia non riconosceranno lo Stato di Palestina

La Germania ha ribadito la posizione precedentemente comunicata: non riconoscerà uno Stato palestinese finché israeliani e palestinesi non negozieranno una soluzione a due Stati. Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha affermato: “Una soluzione negoziata a due Stati è la strada che può consentire a israeliani e palestinesi di vivere in pace, sicurezza e dignità. Per la Germania, il riconoscimento di uno Stato palestinese avviene alla fine del processo. Ma questo processo deve iniziare ora”.

L‘Italia, che ha dovuto fare i conti con uno sciopero generale e migliaia di persone scese nelle piazze per sostenere la popolazione di Gaza, farà altrettanto. La premier Giorgia Meloni, sebbene abbia più volte espresso forti riserve sulle ultime mosse di Benjamin Netanyahu, giudicando “la reazione di Israele decisamente sproporzionata” e “l’occupazione di Gaza City una scelta che l’Italia non può condividere”, ritiene che ad oggi non sussistano le condizioni per riconoscere uno Stato palestinese pienamente operativo.

Il collasso degli ospedali a Gaza

Due ospedali di Gaza City sono stati chiusi a causa dell’offensiva di terra israeliana e dei danni causati dai pesanti bombardamenti. Pochi giorni fa l’ospedale pediatrico Al Rantisi è stato costretto a sospendere i servizi così come quello oculistico. La popolazione è stremata e con sempre meno possibilità di curarsi.

Hamas ha inviato una lettera al presidente americano Donald Trump chiedendo una tregua di 60 giorni nell’enclave palestinese in cambio della liberazione immediata di metà degli ostaggi. La notizia è stata confermata da un alto funzionario dell’amministrazione Trump.

Israele e la Global Sumud Flotilla

Il ministero degli Esteri israeliano ha fatto sapere che non consentirà alla Global Sumud Flotilla di raggiungere le coste della Striscia di Gaza, accusandola di servire Hamas. “Questa Flotilla, organizzata da Hamas, ha lo scopo di servire Hamas”, ha dichiarato il ministero su X, sottolineando che “Israele non permetterà alle imbarcazioni di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un blocco navale legittimo”.

Secondo il ministero degli Esteri di Tel Aviv, “se il desiderio sincero dei partecipanti alla Flotilla è quello di consegnare aiuti umanitari piuttosto che servire Hamas, Israele invita le navi ad attraccare al porto turistico di Ashkelon e a scaricare lì gli aiuti, da dove saranno trasferiti tempestivamente e in modo coordinato alla Striscia di Gaza”.


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