Cronaca

Alba amara per la ‘ndrangheta: arrestato il boss Pino Piromalli

I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa convocata per le 10.30

di Redazione -


Fin dalle prime ore di questa mattina, il Raggruppamento operativo speciale (ROS), con il supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali dei carabinieri territorialmente competenti in varie località del territorio nazionale, ha dato esecuzione a una misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 26 persone indagate “a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione illegale di armi e munizioni, turbata libertà degli incanti, favoreggiamento personale, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso, nonché di reati in materia di armi”.

Le indagini

Le indagini, dirette dalla procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno riguardato la cosca Piromalli, articolazione della ‘ndrangheta della quale “sono stati ricostruiti gli assetti e le attività delittuose”. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terrà oggi, alle ore 10.30, al comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria.

Pino Piromalli era di nuovo in prima linea

Tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione denominata “Res Tauro”, c’è anche Pino Piromalli, alias “Facciazza”, 80enne boss a capo dell’omonima cosca di Gioia Tauro. A quanto si apprende, una volta riconquistata la libertà dopo ventidue anni di detenzione, Piromalli aveva dato inizio a un’opera di restauro della cosca con un progetto di recupero delle vecchie regole di ‘ndrangheta, assumendo personalmente una posizione apicale.

A favore delle stragi di Stato

“Facciazza”, detto anche lo “sfregiato”, si occupò di comporre la “commissione” istituita per decidere se la ‘ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato pianificate dalla mafia siciliana. Il boss, attraverso il suo emissario Nino Pesce detto “Testuni”, votò a favore della strategia stragista che insanguinò l’Italia nella prima metà degli anni novanta. L’intercettazione che lo inchioda è stata registrata dai carabinieri il 17 gennaio 2021 ed è agli atti dell’inchiesta “Hybris”.


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