Attualità

Quarant’anni senza Giancarlo Siani. Il suo sacrificio è memoria viva

Ricordare semplicemente il suo impegno e la sua passione civile non basta. Il suo sacrificio deve essere monito e promessa

di Ernesto Ferrante -


Sono passati quarant’anni dalla notte in cui Giancarlo Siani, cronista del Mattino venne ucciso dalla camorra a soli 26 anni. Siani venne assassinato la sera del 23 settembre 1985 nel quartiere Vomero di Napoli. La decisione di eliminarlo fu presa all’indomani della pubblicazione di un suo articolo, il 10 giugno 1985, sulle modalità dell’arresto di Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata. Nel suo pezzo, Siani spiegava che Gionta era diventato alleato del potente boss Lorenzo Nuvoletta, amico e referente in Campania di Totò Riina, feroce capo del clan dei Corleonesi, una delle fazioni più sanguinarie all’interno di “Cosa nostra”.

Il ricordo di Sergio Mattarella

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare il sacrificio di Giancarlo Siani, cronista precario come tanti, devoto al suo lavoro, concepito come missione civile al servizio della collettività.

“Giancarlo Siani venne barbaramente ucciso da killer della camorra perché aveva acceso la luce sulle attività criminali dei clan, svelato i loro conflitti interni, le viltà che li caratterizzano. Sono trascorsi quarant’anni da quell’agguato. La sua testimonianza vive nella società che rifiuta l’oppressione delle mafie e dei gruppi di criminalità organizzata e tra i suoi colleghi giornalisti fedeli all’etica della professione e impegnati ogni giorno in una funzione cruciale per la libertà della convivenza civile”, ha affermato Mattarella.

“Quel feroce assassinio – ha proseguito il Capo dello Stato – è parte incancellabile della storia e della memoria della Repubblica. Lo animava un forte senso di giustizia sociale che si nutriva di legalità. Il suo impegno di cronista ne ‘Il Mattino’ e nelle altre testate con cui ha collaborato era strettamente legato a valori di umanità e di civismo. Far conoscere la realtà criminale che la camorra voleva occultare era un modo per tentare di liberare il territorio dallo strangolamento operato dalle attività illegali che ne opprimono vita e sviluppo. Le verità raccontate sono state la ragione della spietata rappresaglia. Il percorso giudiziario, che ha portato alle condanne di esecutori e mandanti, mostra una volta di più che gli assassini mafiosi possono essere colpiti”.

“Ricordare il sacrificio della vita di Siani porta inevitabilmente alla mente i numerosi giornalisti morti perché colpevoli di testimoniare la verità, di raccontare le violazioni del diritto, le aggressioni, le guerre, lo sterminio senza pietà. L’assassinio dei giornalisti – ha concluso Mattarella – è un assassinio delle nostre libertà, di una parte di noi a cui la comunità non intende rinunciare”.

L’impegno di Chiara Colosimo

Di Siani ha parlato anche la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo. “Quarant’anni fa, il 23 settembre 1985, un giornalista di soli 26 anni veniva brutalmente ucciso dalla camorra. Quel giovane cronista si chiamava Giancarlo Siani. Giancarlo, per tutti quelli che lottano contro la criminalità organizzata, è un esempio di coraggio e di altissimi valori morali, che credeva in maniera assolutamente incondizionata nella forza delle leggi, nella giustizia e nel giornalismo d’inchiesta”, ha scritto su X Colosimo.

“Ha raccontato con assoluta fermezza i legami tra la camorra e il potere, senza mai piegarsi al silenzio e alla paura – ha aggiunto – Siani, il giornalista, l’uomo, il giovane pieno di ideali e innamorato della sua terra, aveva un dono: raccontava la verità, quella che molte volte è la più difficile da raccontare. Lo faceva con professionalità e dedizione, dando tutto se stesso al lavoro che amava”.

“La camorra odia la libertà, e Siani ha dimostrato con la sua vita di essere un uomo libero. Noi lo ricordiamo oggi e lo faremo ogni giorno, lottando contro quella criminalità organizzata che sfida quotidianamente lo Stato, le sue regole, i diritti e la libertà di tutti noi”, ha assicurato l’esponente di Fratelli d’Italia.

Occorre fare. Le celebrazioni durano solo una giornata

La speranza di tanti cronisti in giro per l’Italia è che la vicenda di Giancarlo Siani faccia comprendere l’esigenza di proteggere chi fa informazione, soprattutto nelle zone di frontiera. La debolezza della categoria, stretta nella morsa delle vecchie, ma anche delle nuove forme di coercizione (querele temerarie, compensi non equi, precarietà prolungata), la espone ai soprusi di chi vuole silenziare chi sceglie ogni giorno di essere sentinella di libertà.


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