Politica

“Chi rompe paga”: la sicurezza secondo Salvini

di Eleonora Ciaffoloni -


Chi rompe paga”: lo dice il proverbio, il Codice civile e anche il vicepremier Matteo Salvini che arriva, post manifestazioni del 22 settembre, con la risposta a tutti i problemi causati dai vandali durante le proteste a Milano.

La proposta del ministro (delle Infrastrutture e dei Trasporti) è quella di imporre una cauzione preventiva a chi organizza cortei e manifestazioni pubbliche. E qui ci sono due questioni da prendere in considerazione: la prima è che, dal punto di vista costituzionale, la proposta presenta problemi significativi: secondo l’articolo 17 della Costituzione – che garantisce la libertà di riunione – le manifestazioni in luogo pubblico richiedono solo un preavviso alla Questura, che può intervenire per motivi di sicurezza o ordine pubblico, senza alcun obbligo di versamento anticipato.

Un diritto che con la “cauzione” potrebbe trasformarsi in privilegio solo per chi se lo può permettere economicamente. In secondo luogo, di questa proposta (che “La Lega porterà in Parlamento”) non era al corrente nemmeno il Viminale, che di ordine pubblico si occupa per propria natura. Lo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, pur condannando i violenti a Milano, ha ribadito il diritto dei cittadini di manifestare liberamente, senza intervenire con ulteriori strette sull’ordine pubblico.

E anche da Forza Italia, il vicepremier è stato sbugiardato dal portavoce nazionale azzurro Raffaele Nevi, che non nega il problema “criminoso” ma si chiede quanto sia applicabile (“difficilmente”) il poter provare che siano gli stessi organizzatori ad essere violenti.

Insomma, il ministro Salvini ha cercato di cogliere la palla al balzo per tornare a parlare di sicurezza, rivolgendo ancora uno sguardo (oltre che il pensiero) all’Interno – vecchia poltrona e vecchio pallino – ma anche ammiccando alla campagna elettorale per le elezioni regionali. E la questione potrebbe vedere una sua conclusione esattamente nello stesso modo in cui è iniziata: una polemica incalzata dalla cronaca, con una durata di circa qualche giorno, prima della prossima.

Se non fosse che la sicurezza pubblica non rientri direttamente nelle tematiche del dicastero di cui si trova a capo, che ricordiamo è quello dei Trasporti e delle Infrastrutture. E se proprio di sicurezza si volesse trattare, si potrebbe pensare di guardare a cosa accade tra strade, stazioni, ferrovie, e binari, luoghi di maggiore “competenza” del ministro. Perché furti e borseggi a bordo di autobus, metropolitane e treni restano tra i reati più diffusi e percepiti dai cittadini, con un impatto significativo non solo sul danno economico ma anche sul senso di sicurezza di chi viaggia.

L’ultimo Report del Servizio Analisi Criminale della Polizia (fino al primo semestre 2024) mostra dati in crescita dal 2021. Giusto per dare qualche numero, sono stati registrati (dati 2023) 13.291 furti in autobus, 21.210 in metropolitana e 6.109 in treno. Non mancano episodi più violenti, come scippi e furti con strappo, che in alcuni casi comportano anche lesioni alle vittime. Non solo un’immagine poco invitante per i turisti, ma anche una forte percezione di insicurezza per gli italiani che si muovono con i mezzi pubblici. Ora, per i dati definitivi del 2024 sarà necessario attendere gli aggiornamenti ufficiali del ministero dell’Interno (appunto), ma se lo sguardo di Salvini volge sempre al Viminale, forse potrebbe cominciare proprio da qui e magari invertire la tendenza.


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