Attualità

IN LIBRERIA – Predatori: l’America dei serial killer

di Eleonora Ciaffoloni -


Stefano Nazzi conferma ancora una volta la sua capacità di raccontare la cronaca nera con lucidità, passione e rigore. Con il suo nuovo libro Predatori (Mondadori, 2025) ci porta dentro una delle epoche più oscure della storia americana: quella che l’FBI ha definito “l’epidemia”, gli anni d’oro dei serial killer, tra Sessanta e Novanta.

Un periodo in cui il male sembrava annidarsi ovunque, nei parcheggi deserti, nei quartieri tranquilli, persino dentro le case più insospettabili.
In queste pagine, Nazzi ci guida attraverso i volti e le storie di alcuni dei più noti e temuti assassini seriali: John Wayne Gacy, il clown dei bambini che nascondeva cadaveri sotto casa; Edmund Kemper, colto e riflessivo con gli agenti ma spietato e brutale con le sue vittime; David Berkowitz, il Figlio di Sam che dichiarava di obbedire a un cane posseduto; Aileen Wuornos, la donna che sosteneva di uccidere per difendersi, ma che agì con freddo distacco; e, naturalmente, Ted Bundy, l’uomo dalla faccia pulita e dal carisma magnetico che incarnava il paradosso più inquietante: un “tipico ragazzo americano che uccide tipiche ragazze americane”.

Queste vicende non vengono raccontate come semplici cronache di sangue. Nazzi va oltre, scavando negli aspetti psicologici, nelle dinamiche familiari, nei dettagli spesso ignorati ma rivelatori. È proprio questo approccio a rendere Predatori qualcosa di più di un libro di true crime: è un saggio narrativo, intenso e avvincente, che unisce analisi e narrazione senza mai scadere nel sensazionalismo.

Un ruolo fondamentale nel libro è dedicato anche a chi, in quegli anni, ha provato a dare un senso a quella violenza apparentemente caotica. Negli scantinati di Quantico, Robert Ressler, John Douglas e Ann Burgess hanno dato vita al profiling moderno, intervistando i serial killer, analizzando schemi, cercando connessioni. Grazie a loro nacque la possibilità di prevedere comportamenti all’apparenza imprevedibili, di tracciare profili, di coniare persino il termine “serial killer”.

Nazzi lo racconta con chiarezza, mostrando come scienza, criminologia e intuizione abbiano cambiato il modo di indagare e di comprendere il male. Con un mix di enfasi, onestà, schiettezza, realismo, il giornalista ci regala un’esperienza intensa, capace di coinvolgere e far riflettere e un libro che non solo si legge d’un fiato, ma che rimane impresso. Per chi ama la cronaca nera, la psicologia criminale e i grandi casi giudiziari, è una lettura imperdibile. Ma anche per chi non ha grande familiarità con questo mondo, il libro rappresenta un’occasione per comprendere meglio una pagina di storia recente che ancora oggi influenza la nostra cultura.


Torna alle notizie in home