Delitto di Garlasco, Stasi condannato oltre ogni ragionevole dubbio?
Nuovi protagonisti entrano in un caso che dopo 18 anni non può dirsi ancora chiuso
Decine di persone – formalmente e non – coinvolte, perquisizioni nell’ambito di nuove indagini che si susseguono a quelle del passato, magistrati che iscrivono altri giudici nel registro degli indagati, fari puntati sull’attività svolta dai carabinieri che operavano come Polizia giudiziaria e un uomo in carcere a seguito di una sentenza passata in giudicato che lo ha riconosciuto colpevole per il delitto di Garlasco: Alberto Stasi. È la cornice sempre più intricata del caso relativo all’omicidio di Chiara Poggi, attorno al quale sembrano continuare a emergere più ombre che luci, nonostante siano ormai trascorsi 18 anni.
Un colpevole e troppi dubbi
I dubbi aumentano, le certezze si sgretolano. Su tutte una: è davvero l’ex fidanzato della vittima l’assassino? Una domanda che, come è evidente dalle nuove inchieste in corso, non si pongono solamente gli appassionati di cronaca nera e tutte le persone che hanno sempre nutrito dubbi sulla colpevolezza di Stasi, ma che si è fatta sempre più largo nella mente degli inquirenti. Ne consegue un altro interrogativo: Alberto Stasi è stato effettivamente condannato per il delitto di Garlasco oltre ogni ragionevole dubbio come prevede la legge? A fotografare il quadro attuale si sembrerebbe di no e, allora, non è in carcere che dovrebbe trovarsi. E se c’è chi può non condividere il principio per il quale è meglio avere un colpevole a piede libero che un innocente in galera, è invece inaccettabile l’idea che si possa essere giunti a una sentenza di condanna tralasciando le disposizioni del codice di procedura penale, ignorando le norme e le regole del gioco.
Un caso che mina la fiducia nelle giustizia
Questa eventualità fa male alla giustizia perché mina la fiducia dei cittadini nella magistratura, troppo spesso autoreferenziale, troppo convinta che il dovere di essere super partes si traduca in infallibilità. Non è così, e come dimostra il caso di Garlasco, anche i giudici sbagliano, perché in tutto il caos che gravita attorno all’omicidio di Chiara Poggi una cosa è certa: o hanno sbagliato i magistrati che hanno condannato Stasi o sono in errore quelli che oggi indagano a vario titolo su altri soggetti, colleghi compresi. Non solo, perché l’intera inchiesta, fin dal suo sorgere, è stata costellata da una lista interminabile di errori investigativi e contornata, in buona o cattiva fede, da una serie di omissioni che hanno stravolto l’intero impianto accusatorio costruito attorno all’ex fidanzato della vittima. Senza dubbio un’aberrazione in ambito giudiziario ma, probabilmente, anche sotto il profilo umano se i recenti sviluppi porteranno a rivedere la posizione di Stasi in merito al delitto di Garlasco, condannato dopo due assoluzioni, nonostante tanti ragionevoli dubbi.
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