Politica

Flotilla, da missione umanitaria a falsa rivoluzione

Sciopero generale indetto per domani mentre si invitano i cittadini alla mobilitazione

di Giuseppe Ariola -


Arrivati a questo punto, è il caso di dare alle cose il giusto nome: quella della Flotilla non vuole essere una missione umanitaria ma un gioco a fare la rivoluzione. Man mano che nel corso dei giorni la spedizione marittima con rotta verso Gaza aggiornava i propri obiettivi, la narrazione è cambiata. Si è passati dalla volontà di portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese, bombardata e ridotta alla fame da Israele, alla decisione di sfidare il blocco navale imposto dal governo di Tel Aviv. Poi un’ulteriore evoluzione: imporre corridoi umanitari stabili in quella fetta di mare sotto il controllo militare israeliano.

Gli appelli a non sfidare il blocco israeliano

Nel mentre, i governi dei paesi con propri concittadini a bordo della Flotilla in missione umanitaria hanno invitato a più riprese volontari e provetti rivoluzionari in navigazione a non sfidare la Marina di Israele e ad affidare gli aiuti alla Chiesa. Niente. Dall’Italia c’è stato addirittura l’appello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fintamente condiviso ma gravemente ignorato anche da alcuni leader politici. È caduto nel vuoto dinanzi alla volontà di sfidare il governo israeliano, accusato a torto o a ragione di ogni nefandezza. “Non ci fermiamo”, è stata la replica giunta dal Mediterraneo. Fosse proprio così ci troveremmo dinanzi a una rivoluzione. Ma c’è dell’altro che rende questa millantata ribellione più una pavida messinscena che una reale sommossa. Innanzitutto, è stato chiesto il sostegno delle fregate a supporto della Flotilla nell’azione di sfida a Israele e quando la scorta armata – sia dell’Italia che della Spagna – è stata interrotta per evitare nuovi scenari di guerra ci sono state delle assurde recriminazioni. In secondo luogo, a un certo punto è diventato evidente – e, per carità, assolutamente condivisibile, ma di certo non rivoluzionario – l’intento dei partecipanti alla missione di arrendersi immediatamente una volta intercettati dalle autorità israeliane. Mani in alto, nessuna resistenza al trasbordo sulle navi militari di Tel Aviv, speranza di un rapido rimpatrio come alternativa alla detenzione, addio agli aiuti umanitari, con buona pace degli affamati di Gaza che avrebbero potuto beneficiare di questa piccola goccia nel mare di viveri attraverso i canali ufficiali. Game over. Finito il gioco a fare la rivoluzione.

Le conseguenze

Solo tanto caos destinato a rimbalzare dalle piazze alle scuole, dalle università al Parlamento. Proprio da una conferenza stampa alla Camera, infatti, Maurizio Landini ha lanciato lo sciopero generale e invitato i cittadini alla mobilitazione mentre diversi atenei italiani venivano occupati in nome della Flotilla e della sua missione umanitaria. C’è quindi da scommettere che nei prossimi giorni migliaia di manifestanti decisi a sostenere la causa persa in partenza della missione umanitaria verso Gaza scenderanno in strada con il serio rischio di infiltrazioni di violenti che potrebbero riproporre gli scontri della scorsa settimana. Un contesto nel quale i rischi relativi alla sicurezza aumenteranno in modo vertiginoso. Ne vale la pena in nome di una causa certamente giusta ma sfociata in un’iniziativa solamente propagandistica?


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