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Garlasco, inchiesta sull’ex procuratore: Venditti presenta ricorso al Riesame

di Eleonora Ciaffoloni -


Al centro del nuovo capitolo che si è aperto sul Caso Garlasco c’è una nuova inchiesta: quella aperta dalla procura di Brescia che ha indagato Mario Venditti, ex procuratore di Pavia oggi in pensione, per corruzione in atti giudiziari.

Secondo l’accusa, l’ex magistrato avrebbe ricevuto tra i 20 e i 30 mila euro per favorire nel 2017 l’archiviazione di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. Tra il 2016 e il 2017 il procedimento si chiuse senza conseguenze per Sempio, mentre la posizione di Alberto Stasi – fidanzato di Chiara e al momento l’unico condannato in via definitiva – restò immutata. Nel 2015 la Cassazione lo aveva definitivamente riconosciuto colpevole, condannandolo a 16 anni di carcere, che sta ancora scontando.

Garlasco e la nuova indagine su Venditti

E ad oggi, questa nuova inchiesta non solo riaccende i riflettori sulla figura di Sempio – sotto indagine – ma anche su un possibile caso di corruzione nelle istituzioni. Proprio in questo contesto, lo scorso 26 settembre i magistrati hanno disposto perquisizioni e sequestri nei confronti di Mario Venditti, alla ricerca di elementi che potessero confermare l’ipotesi di un intervento illecito in favore di Sempio. Contro quel decreto l’avvocato Domenico Aiello, difensore dell’ex procuratore, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Brescia. Ha chiesto l’annullamento degli atti e la restituzione del materiale sequestrato.

Secondo la difesa, le indagini sarebbero il frutto di una “dispendiosa attività investigativa di parte”, guidata da un “interesse processuale privato” e in contrasto con il giudicato, ovvero con la sentenza definitiva che ha condannato Stasi. Aiello parla di “distorsioni cognitive” da parte delle procure di Pavia e, indirettamente, di Brescia.

“Si vuole forzare la realtà per inseguire una verità alternativa a quella stabilita dalla giustizia, impiegando risorse pubbliche senza limiti”. Una critica dura, che si intreccia con il dibattito mai sopito sull’inchiesta di Garlasco. La difesa dei Sempio, dal canto suo, sostiene che i prelievi contestati a Venditti – indicati come possibili versamenti corruttivi – servissero in realtà a coprire spese legali. Aiello richiama inoltre precedenti pronunce: i giudici della revisione, in passato, hanno già respinto richieste volte a riaprire il processo contro Stasi, stabilendo che solo nuove prove concrete a carico di Sempio potrebbero giustificare una revisione della condanna. Resta in ogni caso alta la tensione attorno a un delitto che, a distanza di anni, rimane aperto oltre una condanna definitiva.


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