L'identità: Storie, volti e voci al femminile



Politica

L’urbanistica di Pesaro, il voto regionale e la flotilla dei voti in alto mare

di Francesco Da Riva Grechi -


Le elezioni nelle Marche sono solo il primo di una serie di appuntamenti con il voto regionale che in teoria poteva portare più di una soddisfazione al partito guidato con molti problemi da Elly Schlein. La strategia, anche dal punto di vista nazionale ed internazionale, è stata veemente. Perplessità sulla scelta di appoggiare apertamente le violenze nelle piazze proPal e la sgangherata avventura della Global Sumud Flotilla, che ha creato solamente difficoltà, sia militari, sia diplomatiche.

Il voto regionale

Sostanzialmente si è creduto che avrebbe giovato trasferire l’enfasi della campagna elettorale su Gaza e non sulle Marche. Ridicola inoltre la fuga di molte personalità sconcertate dalla ingombrante e chiassosa presenza del mondo Lgbtq+ che ha caratterizzato la missione ben più dei dubbi intenti caritatevoli ed umanitari. Evidente anche il distacco di questo mondo da quello integralista islamico di Hamas che domina la Palestina. La solenne bocciatura di Ricci nelle urne e il manifesto apprezzamento per il suo operato hanno invece donato a Francesco Acquaroli l’alloro del vero vincitore, meloniano doc e fiero esponente di quella generazione Atreju che sta sbocciando, successo dopo successo e coronando in questa legislatura gli sforzi nelle difficoltà più estreme profusi per tutta la durata della seconda Repubblica, per non pensare alla prima. Che ha dedicato la vittoria a Giorgia Meloni commentando: “ha creduto in me prima di chiunque altro. Con lei e con Arianna ci conosciamo da tantissimi anni, abbiamo fatto questo cammino sempre insieme. Il ruolo di entrambe è stato fondamentale“. Di fronte, un avversario che ha perso perché non ha trovato nella segreteria del suo partito quella credibilità che aveva già perso individualmente, incurante dell’inchiesta sull’urbanistica nella sua regione e sulle accuse mossegli dalla magistratura. Anzi, solo adesso, ha esibito quell’inchiesta come un capro espiatorio, nonostante sia stata sopita dalla Procura di Pesaro, la sua città, dove è stato sindaco per dieci anni e che adesso può riemergere, se non altro per chiarire la quantità notevole di evidenti contraddizioni che in campagna elettorale lo hanno visto chiaramente mentire, soprattutto ai suoi elettori. È infatti a Pesaro dove ha perso circa 10.000 voti che si è consumata più gravemente la sua sconfitta.

Il rapporto con gli elettori

Gli elettori hanno avvertito come un tradimento le contestazioni di reato che sono state mosse ad un presunto moralizzatore. Le bugie che sono state dette in campagna elettorale hanno perlomeno fatto crollare ogni possibilità di presentarsi coerente nella sua città ed in tutta la Regione. Opposta la prospettiva del vincitore, che ha semplicemente raccolto quanto seminato in cinque anni di governo regionale e di sana e corretta amministrazione della cosa pubblica. Il suo consenso personale è infatti cresciuto in percentuale rispetto alle elezioni di cinque anni fa e questo si può ottenere con i fatti, il rapporto con gli elettori che si mantiene costante per tutto il quinquennio e la sapiente gestione del territorio. È questa la democrazia di Fratelli d’Italia e della sua leder Giorgia Meloni, tutta basata sulla ricerca e la tenuta del consenso, affrontando ogni sfida con lealtà ed impegno, evitando inciuci, manovre di palazzo e sospetti di mazzette.


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