L'identità: Storie, volti e voci al femminile



Attualità

“Le parole fanno più male delle botte”

di Alberto Filippi -


Il 6 ottobre, al Senato della Repubblica, verrà presentato il libro “Le parole fanno più male delle botte”, edito da De Agostini (gruppo Mondadori), con il patrocinio della Fondazione Carolina ONLUS. Non si tratta di un titolo qualsiasi, ma di un grido che nasce da una ferita ancora aperta: quella di una giovane vita spezzata troppo presto, vittima del bullismo e del cyberbullismo. La storia della Fondazione Carolina è nota, ma non deve mai essere dimenticata: nasce dal dolore di un padre che ha perso la figlia a causa di un gesto estremo, dopo aver subito l’umiliazione e la violenza di un gruppo di coetanei. Un dolore inimmaginabile, che avrebbe annientato chiunque. Eppure quel padre, invece di lasciarsi travolgere dall’oscurità, ha trovato la forza di trasformare la tragedia in un atto di altruismo: creare una fondazione che potesse dare voce e sostegno ad altri ragazzi e famiglie colpite da simili drammi. Il messaggio che arriva oggi dal Senato è chiaro: il bullismo uccide, e il cyberbullismo moltiplica la crudeltà perché amplifica l’offesa, la rende virale, immortale. Le parole – offensive, umilianti, feroci – possono colpire più duramente dei pugni. E nel silenzio di una stanza, davanti allo schermo di un cellulare, diventano macigni che schiacciano l’anima di chi le riceve. Non possiamo accettare che la vita dei nostri ragazzi venga distrutta da un commento, da un video virale, da un profilo falso che si nasconde nell’anonimato. Non possiamo più permettere che la violenza, seppur “digitale”, diventi una condanna a morte per chi la subisce. Per questo serve un impegno concreto della politica. Non bastano convegni, parole o prese di posizione. Servono leggi che obblighino i social network a vigilare, a rimuovere in tempo reale contenuti di odio, minacce e insulti; che rendano possibile identificare chi si nasconde dietro profili falsi, restituendo verità e responsabilità a ogni azione compiuta online; che garantiscano tutele reali e immediate alle vittime, così come pene certe e severe per i persecutori. Il dolore di una famiglia non può essere stato vano. La storia di Carolina deve servire da monito e da guida: nessun altro genitore dovrebbe piangere la perdita di un figlio per colpa della cattiveria altrui. Questo libro, questa Fondazione, questo grido dal Senato non devono cadere nel vuoto. È tempo che la politica si assuma la responsabilità di proteggere i più fragili, di fermare i bulli – soprattutto quando si travestono da innocenti avatar digitali – e di ricordare che dietro ogni nickname c’è una persona, che può ferire o può essere ferita. Perché le parole, quando sono armi, lasciano cicatrici invisibili ma profondissime. E perché nessun giovane deve più scegliere il silenzio eterno come unica via di fuga.


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