Regionali, Forza Italia frena Cirielli in Campania
La partita a Napoli coinvolge quella in Puglia e fa temere rimpastini nel governo
L’impressione è che, in Campania, a Edmondo Cirielli sia rimasto il cerino in mano. Viceministro agli Esteri, accetterà la candidatura e l’impegno a restare in consiglio regionale anche in caso di sconfitta. Un ritorno alle origini, per Cirielli, che consigliere regionale in Campania è stato già eletto due volte: nel 1995 e nel 2000. Erano altri tempi. C’era, a guidare il centrodestra, don Antonio Rastrelli: un autentico campione della destra napoletana, erede di una tradizione che, da Achille Lauro (l’armatore, non il cantante) arrivò fino a Fiuggi riunendosi, in un certo senso, pure con Benedetto Croce. Capace di vincere in scioltezza la prima tornata e di dare filo da torcere, cinque anni dopo e all’esito di una consiliatura terminata con un ribaltone, a un pezzo da novanta come Antonio Bassolino. Cirielli, in entrambe le circostanze, portò 16mila preferenze a Rastrelli. Adesso, per l’ufficiale dell’Arma capace di salire, a due a due, i gradini del cursus honorum della politica, il ritorno a casa si fa difficile. Forza Italia, già. Crede ancora nel civico, come Maurizio Gasparri. Di sicuro non vuol dare la partita per già persa, come Antonio Tajani che, per altro, di Cirielli è immediato superiore alla Farnesina. Occorrerebbe, poi, pur rivedere i pesi e gli incarichi in un ministero che ha in mano dossier fondamentali, a cominciare dal piano Mattei. Gli azzurri, però, al Sud ci credono. Devono pur darsi una mission politica, un qualcosa per caratterizzarsi. E la vittoria in Calabria di Occhiuto li rafforza. Il problema è che, a differenza della Calabria, non sembra esserci una classe dirigente altrettanto forte né in Campania né in Puglia. Eccolo l’altro corno del dilemma del centrodestra, la Puglia. Sembrerebbe trovata la convergenza su Luigi Lobuono, già presidente della Fiera del Levante. Ma non ditelo, per carità, all’azzurro Mauro D’Attis che già sognava la sfida a Antonio Decaro. Anche qui, più che le idee, son volati gli sgabelli tra i partiti della coalizione. Con il risultato di aver trovato una sorta di compromesso nell’usato sicuro di un civico già rotto alle esperienze elettorali, che ebbe il coraggio di scendere in campo contro Michele Emiliano all’epoca in cui l’ex magistrato si presentava a sindaco di Bari. Eppure la Puglia ha pur essa una grande storia di centrodestra. Come la Campania. Tra Rastrelli e Stefano Caldoro. Così la Puglia, tra Pinuccio Tatarella e Raffaele Fitto. Ma la sensazione è che, a Roma, vengano date già quasi per perse o comunque sacrificabili. Se in Puglia la situazione è davvero difficile con un Decaro in rampa di lancio (sogna di scippare a Elly la guida del Pd sotto la bandiera riformista), in Campania la candidatura di Roberto Fico non sembra proprio una di quelle imbattibili, braccato com’è da Vincenzo De Luca, Clemente Mastella, marchiato a fuoco dalla scomunica (postuma) dell’ex Elevato Beppe Grillo e sostenuto dal (debole) Pd dei salotti buoni della borghesia barricadera napoletana che già furono di strettissima osservanza de-magistrisiana. Ha provato a dire la sua sulle liste, proponendo un “codice etico” (il minimo da attendersi se si affida una coalizione a un pentastellato della primissima ora come lui) l’hanno attaccato tutti. Sul programma non toccherà palla. La Campania, più della Puglia, poteva essere contendibile. Se il centrodestra farà quadrato, forse, riuscirà ancora a dare filo da torcere a Fico e ai suoi. Ma se lo scenario rimane questo, tra veti incrociati, distinguo e “lodi” da sconfessare sui media, sarà davvero difficile. Pure per Cirielli in Campania.
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