Intervista ad Alessandro Tomasi: “Per la Toscana sogno una rivoluzione del fare”
Il candidato governatore del centrodestra: “Ripartiamo de da welfare e investimenti, non dal reddito di cittadinanza regionale
La sua “rivoluzione del fare” per la Toscana: quali sono le sue priorità e cosa cambierebbe in caso di elezione?
“La Toscana mi inorgoglisce, è una terra eccezionale fatta di ingegno, bellezza e manifattura. Voglio invertire la rotta della deindustrializzazione in corso, della fuga dei giovani, di una sanità in cui il 51% dei toscani non si rivolge più al pubblico. Le priorità sono lo sviuppo – perché questa è una regione che vuole produrre e lavorare, non vuole certo il reddito di cittadinanza promesso dal Pd e dai 5 stelle –, le infrastrutture, i giovani e il diritto allo studio, la casa, la mobilità e il contrasto alla povertà educativa”.
Nel suo programma insiste molto su efficienza e trasparenza della macchina regionale. Quali le misure che adotterebbe nei primi cento giorni?
“Continuerei a fare quello che ho sempre fatto in questi anni da sindaco, ma anche nei dieci precedenti da consigliere comunale. “Studiare i bilanci, tagliare gli sprechi, investire su servizi e opere strategiche, non alzare le tasse – a differenza di chi due anni fa ha aumentato l’addizionale irpef regionale per coprire buchi di bilancio”.
Sanità: la parola d’ordine è “rivoluzione organizzativa”. In che modo intende ridurre le liste d’attesa e migliorare la qualità dei servizi?
“Oggi mancano una gestione e un indirizzo chiaro sulla sanità, che ogni anno in Toscana accumula un buco di 200 milioni. Continuano a chiudere reparti negli ospedali delle zone interne, privando i cittadini di servizi essenziali. Abbiamo il 51% dei toscani che si rivolge al privato e un preoccupante 8% che rinuncia alle cure a causa delle liste d’attesa. La ‘sanità territoriale’ è uno slogan per chi ha governato finora.
L’abbattimento delle liste di attesa con un sistema unico di prenotazione, la riduzione dei tempi per le prestazioni critiche con monitoraggi costanti, l’ampliamento dell’offerta con sedute aggiuntive, l’utilizzo del privato accreditato, il potenziamento delle farmacie sono alla base del nostro programma. Per le aree interne occorre una gestione che differenzi i piccoli ospedali in modo da non tagliare sui servizi essen-
ziali”.
Qual è la sua strategia per rilanciare il lavoro e sostenere le imprese toscane, soprattutto quelle medio-piccole?
“Per prima cosa introdurre una mentalità ‘sviluppista’: riformare la legge sulla pianificazione territoriale che frena la crescita e gli investimenti dei privati, ma anche la pianificazione urbanistica dei comuni; chiudere il ciclo dei rifiuti con gli impianti, perché in Toscana la spazzatura o si mette nelle discariche o si porta fuori regione, con altissimi costi per cittadini e imprese. Investire nelle infrastrutture strategiche e digitali – oltre 40 aree sono ancora isolate digitalmente -, oltre che nella formazione. Avere un dialogo costante con le associazioni di categoria, i rappresentanti della manifattura e delle attività: la Regione deve essere percepita come alleata allo sviluppo e alla crescita”.
Sul fronte infrastrutture e trasporti, quali opere considera davvero prioritarie per la Toscana?
“Quelle di cui il centrosinistra parla da decenni senza realizzarle. Ad ogni campagna elettorale si sentono le stesse priorità: FiPiLi, strade, potenziamento aeroporto. E poi penso ai porti, alla Darsena Europa, all’alta velocità per creare, in alcuni tratti, come quello tra Pistoia e Firenze, una metropolitana di terra. Governano la Toscana da 55 anni, hanno avuto il tempo di fare. Le risorse non vanno parcellizzate ma dirottate sulle opere infrastrutturali di collegamento, affinché non ci siano paesi isolati e tagliati fuori dallo sviluppo”.
L’immigrazione e la sicurezza restano temi sensibili: quale modello di gestione propone?
“La sicurezza è un tema che va affrontato senza ideologia. Difendere le persone che la mattina si svegliano e alzano le saracinesche, che usano i mezzi pubblici, che vogliono passeggiare in tranquillità per la città, che vivono spazi pubblici: non è una questione che può essere ideologizzata, è un dovere delle istituzioni. Per quanto riguarda l’immigrazione, non c’è alcun preconcetto: chi arriva qui e delinque non può essere accolto, danneggia prima di tutto chi segue un percorso di accoglienza e cerca di inserirsi in una comunità”.
Il suo principale competitor, il presidente uscente Eugenio Giani, ha siglato un accordo con il M5s che prevede anche l’introduzione del “reddito di cittadinanza regionale”. Lei come valuta questa mi-
sura e che tipo di welfare alternativo immagina per la Toscana?
“Fallimentare e irrealizzabile. Una misura che sottrarrebbe al welfare oltre 100milioni di euro in 5 anni, queste risorse le investirei per gli operatori sanitari affinché restino nei nostri ospedali e nei reparti di emergenza/urgenza sempre più in difficoltà. Oppure nella formazione per i giovani, nel sostegno per il diritto alla casa, in politiche che abbiano una ricaduta vera sulla nostra crescita. Non certo nel reddito di cittadinanza di cui anche la maggioranza dei toscani non sente il bisogno”.
Come conciliare sviluppo, turismo e tutela del territorio?
“Nei decenni passati si è cementificato in zone che non si dovevano toccare. Occorre rispettare la natura, non distruggere il paesaggio toscano che porta ricchezza – oltre che essere fulcro per l’agricoltura – con l’installazione a tutti i costi di impianti per energie rinnovabili. Al contempo, riformare la normativa della pianificazione territoriale per rendere più facile l’installazione di pannelli solari, come noi a Pistoia abbiamo fatto con le comunità energetiche. Iniziare a progettare infrastrutture irrigue perché la sfida di domani sarà la siccità, valorizzare il geotermico, ridurre i consumi e costruire im pianti ultramoderni che trasformino i rifiuti in energia. Anche sul turismo le scelte urbanistiche del passato hanno creato i problemi attuali: dall’overtourism al fatto che nel nostro capoluogo, Firenze, l’affitto incide oltremisura sul reddito di una persona, e quindi diventa semPre più inaccessibile”.
Siamo ormai agli sgoccioli di campagna elettorale. Qual è il messaggio che vuole lasciare ai toscani prima del voto?
“Quel vento che ho sentito nel 2017, quando sono diventato sindaco, lo sto sentendo anche adesso. Possiamo farcela. E l’unico modo per farlo è andare a votare. Il 12 e 13 ottobre, alziamoci e andiamo alle urne. La rivoluzione del fare, facciamola tutti insieme”.
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