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Esteri

Cessate il fuoco: per Trump è una vittoria, per Netanyahu una sconfitta mascherata

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu non è riuscito a raggiungere da solo i tre obiettivi annunciati

di Ernesto Ferrante -


L’accordo di cessate il fuoco a Gaza è entrato in vigore. Alla rete televisiva saudita Al-Arabiya, il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha assicurato che il suo gruppo non darà a Israele “alcuna scusa per tornare in guerra”. I caccia israeliani hanno condotto raid aerei su Khan Younis, nel sud della Striscia, dopo che il governo del premier Benjamin Netanyahu ha dato il suo via libera all’intesa.

Israele pubblica l’elenco dei detenuti palestinesi da rilasciare

Il ministero della Giustizia dello Stato ebraico ha pubblicato la lista completa dei 250 detenuti palestinesi condannati all’ergastolo che saranno rilasciati nell’ambito della prima fase del piano americano per mettere fine alla guerra nell’enclave. Più della metà dei prigionieri saranno espulsi verso Paesi terzi, mentre un centinaio saranno rilasciati in Cisgiordania.

Nell’elenco non sono inclusi alcuni degli elementi di spicco la cui liberazione era stata espressamente richiesta dal movimento islamico di resistenza in sede di negoziato, a partire da Marwan Barghouti, il “Mandela palestinese” in carcere da oltre 20 anni. E non ne fanno parte due suoi esponenti come Ibrahim Hamed e Hassan Salameh, e Ahmad Sa’adat, leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

La propaganda e la verità sui successi di Netanyahu

“Hamas non è più quello di due anni fa. Hamas è stato sconfitto ovunque abbiamo combattuto”, ha dichiarato trionfalisticamente il portavoce delle Idf, il generale di brigata Efi Defrin, affermando in una conferenza stampa che l’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza “è un momento emozionante per il popolo di Israele e per le truppe e i soldati che hanno combattuto negli ultimi due anni con coraggio, audacia e per un senso di missione e dedizione”. Per Defrin, “il ritorno degli ostaggi è dovuto al coraggio di ogni comandante e combattente durante tutta la guerra”.

Una rielaborazione della realtà in chiave propagandistica, se si considera che il premier israeliano Benjamin Netanyahu non ha raggiunto i tre obiettivi annunciati, ovvero la distruzione di Hamas, la liberazione degli ostaggi e la presa totale di Gaza. Quello che si verificherà nelle prossime settimane è il frutto dell’intervento del presidente statunitense Donald Trump e delle pressioni che gli Usa hanno potuto esercitare sui loro alleati nella regione. Senza la guerra in corso, Netanyahu dovrà vedersela di nuovo con i giudici, con un’opinione pubblica per gran parte a lui ostile e con i mal di pancia di alcune delle forze che compongono il suo esecutivo.

L’apporto di Trump e l’apertura di Putin

Gli Stati Uniti dispiegheranno un contingente di 200 militari in Medio Oriente per “supervisionare” il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas dopo l’accordo di pace mediato dal presidente Donald Trump. L’ammiraglio Brad Cooper, capo del Comando Centrale delle forze armate statunitensi, “inizialmente avrà 200 uomini sul campo. Il suo ruolo sarà quello di supervisionare, osservare e assicurarsi che non vi siano violazioni”. Del team dovrebbero far parte anche funzionari militari egiziani, qatarioti, turchi e probabilmente emiratini.

La Russia è disponibile a “partecipare” all’attuazione del piano proposto da Trump. Lo ha fatto sapere il presidente russo, Vladimir Putin, ribadendo che la creazione di uno Stato palestinese è “cruciale” per risolvere il conflitto regionale. Dato il livello di fiducia esistente con i palestinesi, “potrebbe essere richiesto il coinvolgimento della Russia”.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha chiesto che l’accordo venga applicato alla lettera durante un evento a Rize, nel nord-est della Turchia, avvertendo che “un ritorno a un clima di genocidio avrebbe un costo molto alto”.

Meloni alla cerimonia ufficiale a Gaza

La premier italiana Giorgia Meloni è stata invitata alla “grande cerimonia di firma ufficiale del cessate il fuoco” a Gaza. A renderlo noto è stato il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo alla trasmissione ReStart su RaiTre. “Lunedì c’è la grande cerimonia di firma ufficiale dell’accordo e sarà invitata anche il nostro presidente del Consiglio, così mi ha detto ieri il ministro degli Esteri egiziano”, ha spiegato Tajani. Mercoledì prossimo, alle 9, ci sarà una informativa del capo della Farnesina alla Camera dei deputati sugli accordi di pace in Medio Oriente.


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