Fast fashion è un affare di Stato: mercoledì incontro al Mimit
Ma c'è anche il tema caporalato, Urso: "I nostri brand sono sotto attacco"
Fast fashion è un affare di Stato: convocato il tavolo al Mimit, mercoledì l’incontro tra le organizzazioni della moda e il ministro all’Industria e Made in Italy Adolfo Urso. L’appuntamento si è reso necessario a causa della profonda crisi che sta vivendo il comparto. Assediato, appunto, dalle piattaforme di “moda veloce” che offrono capi a prezzi imbattibili ma che, per farlo, propongono prodotti che non sono di qualità e il cui processo produttivo, talora, non risente dei limiti e delle leggi che le norme italiane e soprattutto quelle europee impongono alle aziende.
Un summit di Stato per fare il punto sul fast fashion
L’incontro è stato convocato per mercoledì prossimo, alle ore 10. Sono stati invitati a partecipare i vertici delle principali associazioni del settore, in rappresentanza dell’intera filiera della moda italiana: Confindustria Moda, CNA Federmoda, Confartigianato Moda, Camera Nazionale della Moda Italiana e Fondazione Altagamma. Sarà, a quanto pare, solo il primo appuntamento di una serie. Perché produttori e governo dovranno fare i conti (anche) con le altre grandi criticità che affliggono il settore, a cominciare dai problemi legali in cui, negli anni scorsi, sono incappate numerose aziende. Insomma, il Fast Fashion ma soprattutto la moda diventa davvero un caso di Stato.
Verso un Tavolo della Moda
L’appuntamento che seguirà all’incontro di mercoledì è già stato calendarizzato: si terrà il prossimo 17 novembre. Il ministro ha spiegato perché lo Stato ha deciso di intervenire con urgenza sul fenomeno del fast fashion: “La reputazione dei nostri brand, costruita nel tempo come sinonimo di qualità e saper fare italiano, è oggi sotto attacco – ha affermato Urso – sia sul fronte interno che internazionale. Dobbiamo contrastare subito questa duplice grave minaccia, garantendo la piena legalità della nostra filiera produttiva e, nel contempo, fermando l’ondata dell’ultra fast fashion che monta anche quale effetto indiretto dei dazi americani sui prodotti cinesi. L’Italia non può permettersi di disperdere questo patrimonio di eccellenza, creatività e occupazione, orgoglio del Made in Italy nel mondo”. E quindi ha concluso: “Per questo siamo al lavoro, insieme con tutti gli attori del comparto, per realizzare immediati interventi legislativi che possano anche meglio contrastare il fenomeno del caporalato, accrescendo il valore del vero Made in Italy”.
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