Garlasco: il Tribunale della Libertà deciderà entro sabato 18 ottobre
Prima l’attacco contro il suo successore sul capo d’accusa in concorso formulato contro Andrea Sempio, poi la lettera al ministro Carlo Nordio per provare a fermare l’inchiesta e ora il tentativo di sottrarre il fascicolo sul delitto di Garlasco e spostarlo a Brescia. È uno scontro a viso aperto con il procuratore di Pavia Fabio Napoleone, quello ingaggiato ormai da mesi dall’ex aggiunto Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari, perché secondo i pm si sarebbe fatto corrompere per archiviare l’inchiesta del 2017 che ha visto coinvolto, per la prima volta Sempio, accusato dell’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007, per il quale è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi. Venditti, che a Brescia è stato indagato insieme al pm Pier Paolo Mazza anche per corruzione e peculato per la gestione dei fondi quando era a capo della Procura di Pavia, attraverso il suo legale Domenico Aiello, però, continua a tirare bordate a Napoleone, nonostante sia il procuratore Francesco Prete al vertice del palazzo di giustizia bresciano a coordinare i due fascicoli contro l’ex magistrato. “Il mio assistito ha visto un’aggressione ingiustificata e irrazionale al proprio patrimonio di onorabilità costruito in una vita. Il mio assistito ha visto distrutto un patrimonio di valori, di certezze, di onestà che è stato costruito in una vita, giorno dopo giorno con il proprio lavoro”, ha detto l’avvocato Aiello a poche ore dall’udienza davanti al Tribunale del Riesame, che si terrà oggi, al quale il penalista ha presentato ricorso contro il sequestro dei dispositivi e dei documenti effettuato durante la perquisizione a carico di Venditti, lo scorso 26 settembre. “L’equazione Venditti corrotto uguale assassino innocente e il nuovo indagato colpevole è fantascienza, è surreale. E un’eresia giuridica, una blasfemia. Dobbiamo ritornare a considerare le regole del processo e dell’indagine penale”, ha dichiarato Aiello durante la conferenza stampa, nella quale ha lanciato la bomba. “Una volta che un’attività di indagine compiuta nel nuovo procedimento pavese contro Andrea Sempio ha determinato l’acquisizione di una notizia di reato su un magistrato e giustamente sono stati trasmessi gli atti alla procura competente di Brescia”, ha spiegato l’avvocato di Venditti, “questa attività di trasmissione degli atti ha un effetto trascinamento su tutte le indagini connesse”. Perché per il penalista l’inchiesta su Sempio “è il contenitore nell’ambito della quale è stata rinvenuta la prova di un’ipotesi corruttiva, quindi è evidente che non si può selezionare una parte dell’indagine da mandare a una da non mandare. È tutto connesso, la nuova indagine su Sempio è connessa all’attività che Pavia ha trasmesso a Brescia”. Il cavillo al quale l’ex pm si attacca per tentare di sfilare l’indagine a Napoleone, dunque, è quell’appunto che ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati per corruzione in atti giudiziari, ovvero il memo “Venditti Gip archivia X 20. 30. €” sequestrato in casa dei Sempio lo scorso 14 maggio, quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano avevano effettuato la perquisizione nell’ambito del fascicolo in cui Sempio è indagato per omicidio in concorso con altre persone. Una questione di diritto molto delicata, visto che l’ipotetico reato legato all’archiviazione del 2017 contestato a Venditti non sarebbe direttamente collegato al delitto del 2007 di cui oggi è accusato Sempio. Intanto oggi l’ex pm, che non ha fornito agli inquirenti le password per accedere ai suoi dispositivi, si presenterà al Riesame, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità dei sequestri avvenuti nel corso della perquisizione. Tra le motivazioni dell’impugnazione presentata da Aiello vengono citate “l’assenza dei gravi indizi” e “l’inesistenza dei motivi di urgenza per procedere a una perquisizione”. Nell’atto difensivo si fa riferimento “all’assenza di criteri o ragioni per ritenere presente una prova di un reato del 2017 negli apparati di Venditti” ossia nel cellulare, tra i documenti o nel computer oggetto della perquisizione e del successivo sequestro. Per la difesa, il decreto firmato dal procuratore di Brescia Prete e dal pm Claudia Moregola è “un’attività esplorativa e arbitraria con cui si vuole violare la dimora e la privacy di un privato cittadino”. Il Tribunale della Libertà deciderà entro sabato 18 ottobre.
Torna alle notizie in home