Giani bis, nonostante la nefasta alleanza con il Movimento 5%
Nonostante la nefasta presenza dei 5 stelle, arenati ovunque su percentuali irrisorie, più o meno quelle della lista “Toscana Rossa” di Antonella Bundu, l’immarcescibile Eugenio Giani è stato riconfermato presidente della Regione.
Stavolta i pronostici non sono stati sovvertiti, come auspicato dalla premier Meloni a Firenze alla chiusura del candidato del centrodestra Alessandro Tomasi. Il sindaco di Pistoia è stato nettamente distaccato, FdI in regione si è confermato il secondo partito, dietro al Pd che da queste parti resta saldamente in testa. Del resto lo è da 55 anni. Interessante anche la conta dei voti tra Avs e la lista “Giani presidente-Casa riformista” animata da Renzi: l’ex enfant prodige di Rignano sull’Arno lascia indietro la premiata ditta Bonelli & Frantoiani.
Spostandoci nell’altro campo, la Lega, che ha tentato nel Granducato la via della “vannaccizzazione”, porta a casa risultati degni di un esperimento di laboratorio riuscito a metà: tanto testosterone, poca trazione. Il generalissimo, che ha infarcito le liste di suoi attendenti, scalzando di fatto la ex plenipotenziaria Susanna Ceccardi, non convince. Ma chissà come sarebbe andata senza. Il Giani ringrazia, e col suo stile da “signore di altri tempi”, promette cinque anni di serenità amministrativa. A questo punto non ci resta che osservare come l’uomo che è riuscito a schivare tutte le insidie ordite al Nazareno – leggi Elly Schlein- riuscirà a dribblare con eleganza il corposo e scellerato patto in 23 punti, stipulato nientedimeno che con la Taverna.
Se Dante, tanto caro al Giani, avesse visto il reddito di cittadinanza regionale imposto al nostro, avrebbe aggiunto un girone tra gli ignavi e i ruffiani: i nullafacenti in cerca di miracolo. Che probabilmente non ci sarà.
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