Istituzioni e categorie a confronto per il rilancio della pesca
Che sia un punto di partenza e non di arrivo. Perché la pesca ha bisogno di rilancio immediato, politiche di lungo respiro e investimenti importanti. Con questo obiettivo pescatori, organizzazioni, istituzioni, comunità locali e associazioni di categoria, si sono ritrovati martedì scorso nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, a Roma, allo scopo di partorire soluzioni di sviluppo del comparto ittico e della acquacoltura, uno dei settori chiave della economia italiana, ma oggi in forte crisi.
Il convegno dal titolo “I custodi del mare: per una nuova politica della pesca sostenibile”
Organizzato e promosso da Giandiego Gatta, deputato di Forza Italia e Responsabile nazionale del Dipartimento Pesca ed Acquacoltura del movimento azzurro, e ha registrato la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo istituzionale: dal ministro degli Esteri Tajani a quello dell’ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto Fratin, fino al segretario di presidenza Battistoni, all’eurodeputato Martusciello, al Responsabile nazionale dei Dipartimenti azzurri Cattaneo, e al senatore Maurizio Gasparri.
“Il mondo della pesca – ha sottolineato Gatta – è estremamente variegato e complesso.
Vive da tempo molteplici criticità, e spetta a noi legislatori e referenti istituzionali farcene carico con responsabilità e visione. Per questo abbiamo voluto promuovere un momento di confronto con le associazioni di categoria e con la comunità scientifica”. E ancora: “È stato un incontro importante per fare il punto sulla situazione del comparto e per individuare insieme le scelte utili a sostenere e rilanciare la pesca italiana”. D’altronde le problematiche, purtroppo, sono tante e c’è un dato allarmante, che testimonia la crisi profonda del settore: negli ultimi anni lo sforzo di pesca si è ridotto di oltre il 40%, e con esso il reddito dei pescatori è calato in modo drammatico, in alcuni casi del 30%, in altri addirittura del 50%.
Cosa fare, dunque?
Tra le soluzioni auspicate, l’utilizzo di strumenti finanziari comunitari, snellimento delle procedure burocratiche, sostegno nel processo di decarbonizzazione dei motori e di ammodernamento delle strutture, un adeguamento degli strumenti di pesca alle esigenze di tutela degli stock più sensibili ed in tutte le attività connesse, in via diretta ed indotta, alla pesca. “Solo così potremo garantire un futuro a un comparto che è parte integrante della nostra economia e della nostra tradizione”, si è detto da più parti. C’è in gioco poi una altra importante sfida per il comparto ittico, quella di trovare il giusto equilibrio tra le esigenze produttive e quelle di tutela delle risorse naturali.
“La sostenibilità ha due facce” – ha detto Gatta -:
“Da un lato ci sono le famiglie, i pescatori e l’intero indotto che contribuisce in modo significativo al PIL nazionale; dall’altro la necessaria protezione dell’ambiente marino. Oggi la crisi della pesca è una delle più gravi degli ultimi decenni”.
L’Italia possiede la flotta peschereccia più numerosa d’Europa
Il 17,5% delle imbarcazioni totali, e i pescherecci nostrani sono tra i più performanti per capacità e motorizzazione. Tuttavia, diversi fattori hanno aggravato la crisi: i cambiamenti climatici, le alterazioni ambientali, la proliferazione di specie invasive come il granchio blu e il vermocane, la riduzione degli spazi di pesca, l’invecchiamento della nostra flotta, il deficit di turnover tra tanti vecchi pescatori e pochi nuovi. “Serve un cambio di approccio – ha aggiunto il deputato forzista –, una politica che non sia proibizionista tout court, ma propositiva, capace di accompagnare la transizione verso una pesca che assicuri tutela delle risorse e reddito per gli operatori del mare. Le politiche europee degli ultimi anni hanno spesso privilegiato un approccio ideologico, spesso disinteressato della tenuta economica del comparto. Dobbiamo correggere questa rotta con realismo e responsabilità”.
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