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Gravi indizi di reato

GRAVI INDIZI DI REATO – La storia di Palmina Martinelli: un “no” che diventa una condanna a morte

di Francesca Petrosillo -

Palmina Martinelli nell'immagine diffusa da ''Chi l'ha vista?''.Volevano farla prostituire ma lei si è rifiutata e le hanno dato fuoco. Così é morta, nel 1981, Palmina Martinelli, una ragazzina di soli 14 anni di Fasano, Brindisi. ANSA / CHI L'HA VISTO?


È l’11 novembre 1981 quando, a Fasano, in provincia di Brindisi, una ragazza di appena quattordici anni viene trovata agonizzante, avvolta dalle fiamme, sul terrazzo di casa. Si chiama Palmina Martinelli. Il suo corpo è ustionato quasi interamente, ma è ancora viva.
Viene portata d’urgenza all’ospedale di Bari, dove lotta tra la vita e la morte per venti lunghi giorni. Prima di spegnersi, Palmina parla. Racconta chi l’ha condannata a quella fine atroce. Accusa due giovani del paese, Franco e Giovanni Costanzo, di averla cosparsa di alcol e data alle fiamme perché si è rifiutata di prostituirsi. Palmina, cresciuta in una famiglia povera, vive in una Puglia ancora segnata da arretratezze e silenzi. Frequenta la scuola, sogna una vita diversa, ma attorno a lei si muove un mondo che sfrutta le ragazze come merce. Quando qualcuno tenta di trascinarla dentro quel giro, lei dice no.
È un “no” che pesa come una condanna, e che la punisce per la sua ribellione.
Dopo il rogo, la notizia scuote l’Italia. I giornali parlano di “una piccola santa laica”, di una martire della dignità femminile. Le parole della giovane, registrate dai medici e dai carabinieri, sono precise: “Mi hanno bruciata Franco e Giovanni”. Eppure, nel processo che segue, la verità si confonde. I due imputati vengono prima condannati in primo grado, poi assolti in appello per insufficienza di prove. La Cassazione conferma l’assoluzione. La versione di Palmina, dicono i giudici, non basta. Si insinua il dubbio, si parla di un possibile suicidio.
Negli anni, la vicenda di Palmina è diventata un simbolo. Le associazioni femministe e civili la ricordano come una vittima di violenza maschile, di omertà e di un sistema che non sa proteggere le donne. Ogni 2 dicembre, giorno della sua morte, Fasano si ferma per commemorare quella ragazza che voleva soltanto vivere libera. Il suo volto, negli anni, torna sui manifesti, nelle piazze, nelle scuole.

La storia di Palmina attraversa le generazioni. Diventa racconto teatrale, documentario, romanzo civile. È citata accanto ai nomi di Franca Viola e Giulia Trabelli, altre donne che, con il loro coraggio, hanno detto no alla violenza e alla sopraffazione. Palmina, però, non ha la possibilità di vedere riconosciuta la sua giustizia. Oggi, oltre quarant’anni dopo, la sua voce continua a bruciare come allora. È la voce di un’adolescente che rifiuta di piegarsi, che grida la verità mentre il fuoco le divora il corpo. In quella voce, ogni donna riconosce la fatica di farsi ascoltare, la necessità di non restare in silenzio.
Palmina Martinelli non è solo una vittima: è una testimonianza viva, un monito che attraversa il tempo. Vive nel presente di chi combatte per la libertà e il rispetto, nell’impegno di chi trasforma il dolore in memoria attiva. E ogni volta che qualcuno pronuncia il suo nome, il fuoco che l’ha uccisa diventa luce.

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