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Attualità

Madre e due figli scompaiono nel silenzio del Sile senza un perché

di Ivano Tolettini -


Una tragedia nel silenzio, lontana dalle luci e dalle parole, ma che riemerge come un’eco spezzata. È accaduto lungo il fiume Sile dove l’acqua ha restituito in dieci giorni il dolore di un’intera famiglia: prima il corpo della madre, Maria Bovo, 77 anni; l’altro ieri quelli dei figli Rosita e Mauro Dal Corso, di 55 e 52 anni. Tutti scomparsi lo stesso giorno, il 9 ottobre, in una mattina che per la provincia veneta resterà come un confine di inquietudine e compassione.

Due inchieste parallele

Il ritrovamento dell’auto, una Renault Captur grigia, sul fondo del fiume non lontano dall’osteria da Nea, a Silea, chiude il cerchio. I corpi dei due fratelli erano all’interno dell’abitacolo, senza segni di violenza. La madre, invece, era stata trovata cinque giorni dopo, a diversi chilometri di distanza, a Meolo, trascinata dalla corrente. Forse era in macchina con loro, forse è uscita prima, forse ha avuto un malore. La certezza, per ora, è solo la fine. Il procuratore di Treviso, Anna Ortica, ha aperto un fascicolo, come a Venezia era stato aperto per la madre. Due inchieste parallele, unite da una sola domanda: cosa è accaduto quel giorno?

Nessuno ha visto

Non ci sono testimoni, non ci sono telecamere. Solo un “targa system” che ha registrato il passaggio dell’auto, e poi il nulla. La vita che si spegne in un tratto di strada lungo il fiume, il buio dell’acqua che cancella ogni risposta. Dietro quella Renault affondata non c’è solo una cronaca nera, ma una storia di fragilità che attraversa tante case italiane. Mauro e la madre erano seguiti dal centro di salute mentale dell’Usl 3, Rosita si prendeva cura di entrambi. Una donna di mezzo secolo schiacciata da due dolori, la vecchiaia della madre e la malattia del fratello. Nessuno avrebbe immaginato un epilogo simile. L’acqua, come sempre nel suo corso lento, ha tenuto con sé il segreto fino a quando non ha deciso di restituirlo. L’Italia dei fiumi e delle province conosce questi drammi silenziosi: famiglie isolate, vite segnate dal peso della cura, dal senso del dovere che diventa trappola. Non c’è colpa, non c’è mostro.

Non resta che il ricordo

Solo un dolore che si accumula e un gesto che chiude ogni via di ritorno. Ora tocca agli inquirenti cercare risposte, ma il Sile ha già detto tutto quello che poteva dire. L’acqua ha una memoria più lunga degli uomini, e in quel silenzio gelido rimane la pietà che nessuna indagine può restituire. Una madre e due figli uniti fino alla fine, dentro un’auto che scende a fondo e in una storia che resta sospesa tra la vita, la malattia e l’amore che non ce l’ha fatta.


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