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Politica

Da Nordio e Bartolozzi a Santanché, la giustizia nuovamente terreno di scontro

L'eterno braccio di ferro tra politica e magistratura

di Giuseppe Ariola -


La giustizia si conferma terreno di scontro sia politico che istituzionale. Il continuo botta e risposta tra i partiti, i dibattiti parlamentari a tratti infuocati e le accuse reciproche tra la maggioranza e la magistratura, sembrano aver riportato le lancette al periodo berlusconiano. Tra proposte divisive, su tutte quella della separazione delle carriere dei magistrati prevista dalla riforma costituzionale, indagini che colpiscono esponenti di primo piano del governo e toghe che inscenano proteste fuori e dentro i tribunali, sembra riproporsi proprio quello stesso clima che ha accompagnato la stagione del leader di Forza Italia.

La Giustizia come terreno di scontro

I soggetti sono, ovviamente, diversi, ma le dinamiche e i ruoli dei protagonisti gli stessi. Ministri, Associazione nazionale magistrati ed esponenti politici con in tasca la tessera dei partiti che vogliono cambiare la macchina della giustizia o di quelli pronti a urlare allo scandalo dinanzi a qualsiasi proposta di riforma. Non mancano, però, alcune differenze. Su tutte l’evoluzione – o involuzione – di un modo di fare politica che bada più all’apparenza che alla sostanza.

L’affaire Almasri

Accade così che, pur di non apporre il segreto di Stato su una questione chiaramente afferente alla sicurezza nazionale, tre componenti del governo vengono dapprima indagati per presunti reati commessi nell’espletamento del proprio incarico e poi sono destinatari di una richiesta di autorizzazione a procedere. La Camera la respinge, ma non basta a chiudere il sipario sul caso Almasri. Sul palcoscenico viene trascinato anche il capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, accusata di aver mentito ai pm per difendere il Guardasigilli. I magistrati la indagano, lo scontro politico si acuisce.

Il nodo Bartolozzi

La maggioranza tenta il tutto per tutto con l’obiettivo di blindare il braccio destro del ministro. Matura la convinzione di chiedere anche per lei lo scudo dell’immunità, mentre chi la indaga scrive nero su bianco che per la dirigente non occorre alcuna richiesta alla Giunta delle autorizzazioni, perché accusata di un reato differente, seppure relativo alla medesima vicenda, da quelli imputati al ministro Nordio. La questione finirà probabilmente dinanzi alla Corte Costituzionale.

Le accuse a Lo Voi

Nel chiedere che ciò avvenga, la maggioranza mette nel mirino il Procuratore di Roma Francesco Lo Voi, il magistrato che indaga su Bartolozzi, accusato di aver fatto un uso distorto dei propri poteri. E mentre Nordio difende il proprio braccio destro, dicendosi sicuro che abbia “sempre eseguito i miei ordini e ha sempre detto la verità” a prendere le parti di Lo Voi è il consigliere laico del Csm Ernesto Carbone. Il componente dell’organo di autogoverno della magistratura ha infatti annunciato che lunedì aprirà una pratica a tutela del procuratore di Roma. Una telenovela che continua a regalare sorprese in quella che ha tutte le sembianze di una sempre più preoccupante escalation nel conflittuale rapporto tra politica e magistratura.

Il caso Santanché

E se qualcuno pensa che già questo basti e avanzi, a dimostrargli che non è così è un’altra inchiesta, quella di Milano contro il ministro del Turismo Daniela Santanché. Nonostante il Senato abbia sollevato un conflitto di attribuzione alla Consulta, rispetto al quale non si può che attendere la decisione della Corte, la procura meneghina ha tentato – invano – di opporsi allo stop delle udienze disposto dal giudice.


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