La rotta del volo e il mandato di arresto che pende sul leader russo, rendono complessa la preparazione del summit
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che un incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump è possibile “entro due settimane o poco più tardi”. “C’è un’intesa generale sul fatto che non si debba rinviare”, ha aggiunto Peskov, evidenziando la necessità di stringere i tempi. Il vertice Russia-Usa potrebbe svolgersi a Budapest una settimana dopo il faccia a faccia fra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il Segretario di Stato Usa Marco Rubio. Putin ha già sentito il premier ungherese Viktor Orban.
La questione della rotta che dovrà seguire l’aereo di Putin
Dopo l’annuncio, tutte le attenzioni si sono concentrate sulla rotta che l’aereo con a bordo Putin dovrà seguire per raggiungere l’Ungheria. Sulle traiettorie si è scatenato un dibattito non solo di natura tecnica, ma anche di ordine politico-giuridico. Per arrivare sul posto con il percorso più “logico”, il velivolo dovrebbe infatti attraversare lo spazio aereo di Paesi membri della Nato apertamente anti-russi, come le Repubbliche baltiche, la Polonia o la Romania. Un’opzione non percorribile per diversi motivi. In un’intervista a Izvestia, il politologo Ivan Mezyuho ha indicato come “più probabile” un passaggio sopra il Mar Nero e la Serbia. La “strada” più “corta” è anche la più pericolosa, perché prevede il sorvolo dell’Ucraina. Per “ragioni di guerra” è da escludere del tutto.
Il mandato d’arresto e la sovranità ungherese
Il nodo più intricato resta però quello legato al mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale nel 2023 nei confronti di Vladimir Putin, per il suo coinvolgimento nel trasferimento forzato di bambini ucraini durante la guerra. Secondo lo Statuto di Roma, i Paesi firmatari sono tenuti ad arrestare un ricercato della Corte anche solo in caso di ingresso nel proprio spazio aereo. Circostanza ben diversa dal vertice di Ferragosto in Alaska, poiché gli Stati Uniti non hanno ratificato lo Statuto. Un portavoce della Corte ha ribadito a Europa Press che per l’Ungheria sussiste il dovere di arrestare il leader russo nonostante la decisione di ritirarsi dallo Statuto annunciata nei mesi scorsi, che diventerà effettiva solo un anno dopo la notifica al segretario generale dell’Onu, vale a dire il 2 giugno 2026.
Per la Russia, la scelta della capitale ungherese come sede di un summit di tale importanza rappresenta una doppia vittoria, perché consente al suo presidente di mettere piede per la prima volta sul suolo dell’Ue dall’inizio della guerra in Ucraina con una piena legittimazione e, al tempo stesso, evidenzia le spaccature interne all’Europa.
“Aspettiamo il presidente Vladimir Putin con rispetto, naturalmente. Assicureremo che possa entrare in Ungheria, abbia colloqui con successo e poi torni a casa. Non è necessario alcun coordinamento con nessuno”, ha chiarito il ministro degli Esteri ungherese Peter Szjjarto, in una conferenza stampa, rispondendo ad una domanda sul mandato di arresto della Cpi emesso contro il presidente russo. “Siamo un Paese sovrano”, ha proseguito Szjjarto rafforzando il concetto.
La soddisfazione di Orban
“Budapest è l’unica sede in Europa adatta per un vertice di pace tra Stati Uniti e Russia. Grazie a una leadership di lunga data a favore della pace e a partnership affidabili, offriamo un contesto affidabile, sicuro e politicamente stabile. Non c’era altra scelta. In poche parole: possono contare su di noi!’”, ha scritto il premier ungherese Viktor Orban su X.
Orban è considerato il più stretto alleato di Vladimir Putin all’interno dell’Unione Europea. Dal febbraio 2022, l’Ungheria si è rifiutata di fornire armi all’Ucraina o di permettere il transito di armamenti attraverso il proprio territorio. La scelta rimanda anche al 1994, quando Stati Uniti, Regno Unito e Russia firmarono il Memorandum di Budapest, garantendo all’Ucraina la propria sovranità e integrità territoriale in cambio della rinuncia all’arsenale nucleare.
Trump vuole fare affari con la Russia
Il presidente statunitense Donald Trump, durante la telefonata con Vladimir Putin, ha detto che la fine del conflitto in Ucraina aprirebbe “enormi prospettive per lo sviluppo della cooperazione economica tra Stati Uniti e Russia”. Tra i progetti futuri spicca un tunnel di collegamento stradale e ferroviario tra i territori delle due superpotenze. Un’idea cara a Kirill Dmitriev, inviato speciale della presidenza russa per gli investimenti esteri e principale fautore del riavvicinamento fra Mosca e Washington fondato sul business. La struttura fra lo stretto di Bering e l’Alaska lunga 110 chilometri, potrebbe essere sviluppata in appena otto anni e a un costo contenuto entro gli otto miliardi di dollari.