Zelensky rientra dagli Usa con un pugno di mosche in mano. Trump non vuole l’escalation
Niente Tomahawk per Kiev. Tutte le attenzioni sono puntate sul vertice di Budapest
Il partito della guerra mastica amaro. L’incontro di ieri sera tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, non è andato come avrebbero voluto i generalissimi in doppiopetto e le presidentesse con l’elmetto. Il presidente ucraino ha lasciato la Casa Bianca poco prima delle 16 ora di Washington. Il bilaterale si è svolto dalle 13.34 alle 15.50 circa ed è durato più del dovuto, imponendo un piccolo cambio di programma a Trump, che sarebbe dovuto partire per la Florida alle 15 dal South Lawn.
Trump vuole fermare il conflitto e impedirne l’allargamento
Il tycoon ha esortato l’omologo ucraino a negoziare un accordo con la Russia, deludendo le aspettative di Kiev di ricevere i missili da crociera Tomahawk per poter colpire Mosca in profondità. Dopo il faccia a faccia, Trump ha dichiarato su Truth Social che “è tempo di fermare le uccisioni e fare un accordo”, proponendo che le parti si fermino sulla linea del fronte attuale e “lasciando che sia la storia a decidere chi ha vinto”. Zelensky ha definito i colloqui “cordiali”, ma è stato costretto ad ammettere che il leader statunitense non ha dato via libera alle armi richieste: “Non ha detto di no, ma per oggi non ha detto sì”.
Zelensky non ha avuto i Tomahawk
Il presidente ucraino ha ribadito l’importanza dei missili a lunga gittata, affermando che la Russia “ha paura” di questi armamenti, ma ha riconosciuto che gli Usa temono un’escalation del conflitto, che avrebbe conseguenze devastanti. Dopo il “successo” del summit Usa-Russia in Alaska e i successivi raffreddamenti dovuti alle pulsioni belliciste della “Coalizione dei volenterosi” e alle titubanze dello stesso Trump, Zelensky sperava di sfruttare la situazione, ma è ripartito senza aver incassato impegni concreti dal presidente americano.
Donald Trump, nel frattempo, ha annunciato un imminente vertice con il presidente russo a Budapest, dicendosi fiducioso che Putin voglia “porre fine alla guerra”. “Blindata” la scelta della sede: “Crediamo che l’Ungheria sia un paese sicuro” e che Orban sia “un leader che sta facendo ottimo lavoro sulla gestione del paese, sarà un ottimo anfitrione”.
Volodymyr Zelensky ha avuto una conversazione telefonica con i suoi alleati europei dopo il confronto con il capo della Casa Bianca.
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