Roma, prigioniera del falso nove: i tifosi perdono la pazienza
Roma, prigioniera del falso nove: i tifosi perdono la pazienza
La Roma di Gian Piero Gasperini è un cantiere aperto e il nodo più intricato, al momento, resta l’attacco. Dopo la prova contro l’Inter, la terza consecutiva in cui Paulo Dybala è stato impiegato da “falso nove” con risultati discutibili, si è riaccesa la polemica: perché insistere con un sistema che non convince né il pubblico né i numeri?
Una scelta che non decolla
L’idea di un Dybala centrale, libero di muoversi tra le linee, nasce dalla volontà di Gasperini di dare imprevedibilità a una squadra spesso statica in avanti. Sulla carta, il piano è affascinante: più fluidità, più possesso, più triangolazioni corte. Meno punti di riferimento. Ma il campo racconta altro.
Nelle ultime gare la Roma ha prodotto poco, ha perso profondità e Dybala, costretto a fare da regista offensivo, finisce spesso isolato, lontano dall’area e dai gol. I dati parlano chiaro: un solo tiro nello specchio nelle ultime due partite e nessuna vera occasione costruita in transizione.
I panchinari che non danno alternative
Eppure, cambiare non è così semplice perché, di fatto, le alternative non convincono. Dovbyk, arrivato la scorsa estate come centravanti di peso, non ha ancora trovato un’intesa con i compagni e sembra un corpo estraneo nel sistema giallorosso. Ferguson, nonostante un inizio incoraggiante nelle file giallorosse e nelle uscite in nazionale irlandese, nelle idee di Gasperini poteva agire da seconda punta o “ibrido” alla Pasalic, ma non ha mostrato né gamba né inserimenti.
Risultato? Il tecnico si ritrova costretto a insistere su un’idea che forse garantisce un maggiore equilibrio tattico e una gestione più sicura del pallone, ma che non funziona del tutto. Eppure, al termine della sconfitta casalinga contro l’Inter, l’ex allenatore dell’Atalanta aveva difeso i propri giocatori del reparto offensivo: “Dybala falso nove? Scelta data dalla condizione, si è allenato bene. Il gol preso dall’inizio ha cambiato il modo di fare la partita. Sia lui che Soulè, che Pellegrini hanno fatto bene, si erano allenati bene e stanno molto bene. Il gol preso subito all’inizio ha un po’ scompaginato la possibilità di fare un altro tipo di partita, però è anche vero che loro sono tre palleggiatori che potevano comunque mettere in difficoltà l’Inter. È chiaro che, dovendo poi inseguire, nel finale sono entrati altri tipi di giocatori, però credo che loro abbiano fatto bene, tutti e tre”.
In attesa di una svolta
Il problema è che di “equilibrio” non si vive, soprattutto a Roma. Il pubblico chiede entusiasmo, non geometrie. Che possono essere suggestive e affascinanti, ma al momento risultano pressoché sterili. L’attacco giallorosso è diventato prevedibile e il continuo esperimento del falso nove rischia di trasformarsi in una trappola tattica.
L’impressione, sempre più netta, è che Gasperini stia forzando un’idea che non appartiene alla squadra né ai suoi uomini migliori. Dybala non può diventare il riferimento offensivo di un sistema che non gli permette di essere se stesso. E intanto Dovbyk e Ferguson restano ai margini, fantasmi di un mercato che doveva dare soluzioni e invece ha creato nuovi dubbi.
Nel frattempo, cresce il malumore dei tifosi. Sui social fioccano critiche e ironie, allo stadio arrivano i primi fischi e la pazienza comincia a finire. L’entusiasmo che accompagnava il progetto Gasperini si sta lentamente trasformando in scetticismo. A Trigoria lo sanno: senza una scossa, la Roma rischia di smarrirsi del tutto nel suo stesso labirinto tattico. Se non arriverà presto una scossa — tecnica o emotiva — la “nuova Roma di Gasperini” rischia di restare solo uno slogan estivo.
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