Ecco BioErgoTech: la ricerca medica riparte tra Ai e Mezzogiorno
A Taranto sorgerà un centro di ricerca per terapie cellulari, le ambizioni di Putignano
Taranto si appresta a diventare la capitale del biotech italiano: sarà presentato mercoledì prossimo, 29 ottobre alla Camera dei Deputati, il progetto della Fondazione BioErgotech che esordirà con una doppia ambizione. Quella, da un lato, di mettere su un centro di ricerca per terapie cellulari di nuova generazione capace di accelerare l’economia del Sud, attirando nel Mezzogiorno talenti e investimenti capaci di assolvere all’obiettivo di integrare digitale e medicina avanzata. E poi c’è l’altra ambizione: riscrivere l’identità economica e culturale di Taranto.
Fondazione BioErgotech: il progetto
Il primo progetto non nasce ora ma l’idea risale a un anno fa durante i Taranto Biotech Days 2024, ospitati dal Dipartimento Jonico dell’Università di Bari. Quell’evento, che aveva riunito oltre 1500 studenti e 50 ricercatori provenienti da università internazionali e prestigione come Cambridge, Oxford, ETH e Stanford, aveva già segnato l’inizio di un percorso ambizioso. Quello di avviarsi a trasformare Taranto in un laboratorio di innovazione biomedica europea. Oggi quella visione prende forma nella Fondazione bioERGOtech, un progetto che unisce metodologia scientifica avanzata e radicamento territoriale, con l’intento di democratizzare l’innovazione biotecnologica nel Sud Italia.
Giovani leader e una nuova idea di ricerca
Alla guida del progetto c’è Guido Putignano, 23 anni, già laureato in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Milano e in Computational Biology all’ETH di Zurigo. Nonostante la giovane età, Putignano vanta un curriculum internazionale: Forbes Under 30, EuroTech Federation Fellow, Amgen Scholar e rappresentante italiano al World Economic Forum per il Consiglio Giovani dell’Intelligenza Artificiale. Accanto a lui, la co-fondatrice Domenica Leone, avvocato tarantino, che cura gli aspetti giuridici e amministrativi, assicurando un ponte tra la visione scientifica e la struttura istituzionale della fondazione.
“Vogliamo dimostrare che l’eccellenza scientifica può nascere ovunque — anche in territori spesso considerati periferici — se si uniscono metodo, tecnologia e visione”, afferma Putignano.
“Un modello di ricerca agile e potenziato dall’intelligenza artificiale”
La metodologia operativa di bioERGOtech si fonda su tre principi: Long tail focus, ovvero concentrare la ricerca su malattie rare o gruppi ristretti di pazienti; iterazioni semestrali, che sostituiscono i tradizionali cicli pluriennali; e un approccio needs-first, che parte dai bisogni concreti dei pazienti e del sistema sanitario. La Fondazione adotta un modello organizzativo snello, in cui gran parte delle operazioni di ricerca sono potenziate da agenti di intelligenza artificiale, veri e propri “scienziati digitali” capaci di accelerare i processi sperimentali e analitici.
Una rete di collaborazioni tra Italia, Europa e oltre
bioERGOtech si muove su tre livelli di partnership: internazionale, nazionale e regionale. All’estero, sono in corso contatti con istituti europei, cinesi e statunitensi; in Italia, con università e ospedali di ricerca; sul territorio, con l’Università di Bari – Dipartimento Jonico, la Camera di Commercio di Brindisi-Taranto e varie amministrazioni locali. Il progetto nasce in un momento in cui il settore biotech in Italia vive una crescita senza precedenti: oltre 700 imprese attive, 13,6 miliardi di euro di fatturato nel 2022 e una crescita del 23% per le aziende a controllo italiano. In questo scenario, bioERGOtech non si propone come competitor delle grandi realtà consolidate, ma come attore complementare: una piattaforma agile, focalizzata su ricerca di frontiera e sul potenziale trasformativo del Sud.
Un paradigma nuovo per l’Italia dell’innovazione
Nei prossimi cinque anni la Fondazione, come si legge in una nota, punta a sviluppare tra i 10 e i 20 brevetti nel campo AI-biotech e a generare almeno cinque spin-off. Obiettivi importanti. Ma che non rappresentano tutta intera la mission dell’iniziativa. Difatti, come riferiscono da BioErgoTech il valore più grande potrebbe essere un altro: dimostrare che anche nel Mezzogiorno è possibile costruire ecosistemi scientifici di livello mondiale. Taranto, città simbolo delle contraddizioni industriali italiane, diventa così banco di prova di un nuovo paradigma: quello in cui la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica diventano motori di rinascita economica, culturale e sociale.
“BioERGOtech vuole essere una dimostrazione concreta che il futuro delle biotecnologie italiane può scriversi anche da Sud, con l’energia dei giovani e la forza dell’intelligenza artificiale”, conclude Putignano.
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