epa12372968 Vatican's secretary of state, Cardinal Pietro Parolin prays for the victims of the funicular crash at the site where the accident occurred, in Lisbon, Portugal, 13 September 2025. On 03 September, one of the streetcars on the Elevador da Glória funicular derailed and collided with a structure. At least 20 persons were injured and 16 people were killed. EPA/JOSE SENA GOULAO
Per fare qualche passo verso la pace servono il coinvolgimento dell’America, un ruolo di sempre maggior protagonismo dell’Europa, le parole della Cina e un grande coinvolgimento di tutta la comunità internazionale. Il segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin, entrando al Bambino Gesù di Roma per i 40 anni di Irccs, nel rispondere alle domande dei giornalisti sulla possibilità di un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, ha dimostrato di avere idee molto più chiare rispetto a tanti leader occidentali. Parolin ha compreso che il ritrovato dialogo tra Washington e Pechino, per ora su questioni commerciali, può aprire la strada a delle trattative serie e ampie per chiudere un fronte sempre più incandescente.
Orban e la coalizione di pace
Per la fine dei combattimenti, in aperta opposizione alla “Coalizione dei volenterosi” che invece opera per il loro prolungamento, sta lavorando Budapest. L’asse con Bratislava e Praga, dopo che in Repubblica Ceca il nazionalista Andrej Babis ha vinto le elezioni, si sta rafforzando.
“Qui, nel cuore dell’Europa, i cechi favorevoli alla pace e contrari alla guerra stanno tornando, c’è un governo contrario alla guerra in Slovacchia, c’è un governo contrario alla guerra in Ungheria, e vedo che il vento sta cambiando anche in Polonia, abbiamo ancora bisogno di tempo per vedere le cose con chiarezza. E credo che, con l’aggravarsi dei problemi economici nell’Europa occidentale, sempre più paesi ammetteranno di non avere i soldi per finanziare questa guerra”, ha detto il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Le giravolte di Zelensky
Contraddittorio continua ad essere l’atteggiamento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino, nel giro di poche ore, ha lanciato messaggi diametralmente opposti. Prima ha dichiarato che Kiev avrà bisogno del sostegno finanziario dell’Europa per altri “due o tre anni” per contrastare i russi, per poi far sapere in un secondo momento che i funzionari ucraini ed europei si incontreranno alla fine della settimana per discutere i dettagli di un piano di cessate il fuoco per avviare la diplomazia.
Le accuse dell’Svr ai francesi
La Francia starebbe pensando di inviare un contingente di circa 2.000 soldati in Ucraina. Lo ha riferito il Servizio di intelligence estero russo (Svr), sottolineando che “la spina dorsale della formazione sarà composta da truppe d’assalto della Legione straniera francese, provenienti principalmente dai paesi latino-americani”. Secondo l’agenzia, le truppe sono già state dispiegate nelle aree della Polonia al confine con il territorio ucraino, dove stanno svolgendo addestramento al combattimento. Per il Ministero degli Esteri russo il “passo” dei francesi è un incitamento al proseguimento delle ostilità. E vuol dire escalation.
La tensione con la Nato resta alta. L’espansione dell’Alleanza Atlantica è proseguita senza sosta, nonostante le rassicurazioni fornite durante l’era sovietica. Ad affermarlo è stato il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov intervenendo alla Conferenza Internazionale sulla Sicurezza Eurasiatica a Minsk.