Il governatore Bankitalia non fa drammi e Giorgetti lancia un'altra stilettata agli istituti di credito
Imporre qualche tassa in più alle banche non metterà a repentaglio la stabilità del settore creditizio italiano, parola di Fabio Panetta. Già, perché tutto questo non l’ha detto il “solito” Matteo Salvini. A parlare, ieri pomeriggio a latere della conferenza stampa post-riunione del board Bce tenutosi ieri a Firenze, è stato il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Che, pur riservandosi un’analisi più approfondita “sulle caratteristiche della misura” quando “vedrò la versione finale”, non ritiene che il contributo chiesto dal governo alle banche possa far precipitare l’Italia nell’abisso del disordine finanziario. “Le banche italiane sono molto redditizie”, ha affermato Panetta ricordando che la situazione del comparto “è migliorata sensibilmente negli ultimi anni grazie a vari fattori”. A cominciare, per esempio, dalla politica monetaria ultrarigida tenuta proprio dalla Bce. Rebus sic stantibus, per il governatore Bankitalia “dato che la tassa supplementare sui profitti sarebbe limitata” non si prevede “instabilità finanziaria”. Insomma, i mercati non avrebbero alcuna ragione a incupirsi e le banche non si vedrebbero costrette a chissà quale cura dimagrante per fronteggiare la tassa, dice Panetta. Ammesso e non concesso che ci sia ancora qualcosa da tagliare. Già, perché il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ha lanciato, alle celebrazioni per i 150 anni del servizio postale, una stoccata al mondo creditizio proprio dove fa più male, plaudendo alla “presenza capillare” delle Poste sul territorio nazionale e, soprattutto, in zone “spesso abbandonate dagli istituti di credito”. La desertificazione bancaria dei territori, che ha consentito alle banche di chiudere centinaia di agenzie e di tagliare decine e decine di posti di lavoro, rimane una ferita aperta soprattutto per i cittadini, i più anziani in testa, che hanno perduto un altro e prezioso punto di riferimento fisico. Una stilettata, quella di Giorgetti, che punge. Intanto, a proposito di manovra, dopo l’approdo del testo a Palazzo Madama è stato stilato il calendario delle audizioni davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Si comincia lunedì prossimo, con Svimez. Si proseguirà fino a giovedì prossimo, a concludere le audizioni sarà proprio Giorgetti. Saranno ottanta, in tutto, gli incontri in programma. Poi potrà iniziare il dibattito.