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Cuffaro di nuovo nei guai: la Procura vuole gli arresti per lui, Romano e altri 16

L'inchiesta riguarda una vicenda di appalti pilotati nel mondo della sanità regionale e coinvolge pure il parlamentare di Noi Moderati

di Giorgio Brescia -

Salvatore Cuffaro, ex governatore della Sicilia ed ex senatore


La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Totò Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano.

Appalti sanità, richiesta di arresti per Cuffaro e Romano

L’inchiesta riguarda una vicenda di appalti pilotati, con accuse che coprono associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Cuffaro e gli altri indagati hanno ricevuto un invito a comparire davanti al giudice per l’interrogatorio preventivo. Dopo, il giudice deciderà se accogliere la richiesta di arresti domiciliari per Cuffaro e gli altri, e se chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere per Romano.

Tra gli altri coinvolti ci sono funzionari pubblici e Vito Raso, autista e uomo di fiducia dell’ex governatore.

L’ex governatore di nuovo nel turbine delle vicende giudiziarie

Cuffaro, noto per la sua precedente condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento alla mafia, è oggi presidente nazionale della Nuova Dc. Romano era stato in passato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma era stato prosciolto per insufficienza di prove.

L’inchiesta si concentra su un presunto sistema di appalti truccati e sulla collusione tra alcuni esponenti politici e imprenditori con la criminalità organizzata, finalizzato a pilotare gare pubbliche e favorire società legate alla mafia. La Procura ha disposto anche perquisizioni a carico di vari indagati.

Le indagini

Le indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo insieme ai carabinieri del Ros, hanno svelato un sistema criminale indirizzato a pilotare appalti pubblici nel settore della sanità e dei lavori pubblici in Sicilia.

Al centro dell’inchiesta, Antonio Maria Sciacchitano, un commercialista con numerosi incarichi, considerato il capo di una rete di affari criminali che avrebbe gestito gli appalti pubblici.

Secondo le accuse, Sciacchitano e i suoi complici avrebbero pilotato almeno cinque gare d’appalto per favorire imprese amiche, anticipando documenti riservati relativi alle gare prima della loro ufficiale pubblicazione e costruendo i capitolati su misura.

Avrebbero inoltre manovrato per inserire commissioni aggiudicatrici “affidabili” e, in caso contrario, annullato i bandi non graditi. In cambio, i pubblici ufficiali coinvolti avrebbero ricevuto il promesso tangenti, talvolta mascherate da consulenze o l’assunzione di familiari. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno svelato anche i tentativi di contatti e i favori legati alla famiglia Cuffaro.


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