L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Attualità

E’ morto Dick Cheney: “Abbiamo fatto del nostro fottuto meglio”

Vice di Bush, quattro infarti, il fallito attentato, il film Vice, la passione per il potere

di Dave Hill Cirio -


E’ morto Dick Cheney, 46esimo vicepresidente degli Stati Uniti d’America dal 2001 al 2009 sotto la presidenza di George W. Bush.

La morte di Cheney

“Il vicepresidente più potente della storia americana”, così lo definì nel 2006 il giornalista Barton Gellman del Washington Post, parlando con colleghi stupiti dalla sua influenza silenziosa. Cheney coltivò un potere lontano dai riflettori, con sguardo freddo e calcolo chirurgico. Non cercò l’applauso. Cercò il risultato.

Nacque in Wyoming, terra di praterie, petrolio e vento tagliente. Da ragazzo sfiorò il fallimento. L’università lo cacciò per scarso rendimento. La polizia lo fermò due volte per guida in stato di ebbrezza. Poi cambiò rotta.

Studiò, entrò nella politica repubblicana, servì nell’amministrazione Nixon e in quella Ford. Gerald Ford lo stimò e lo chiamò capo dello staff della Casa Bianca. Cheney imparò il valore della disciplina, del controllo della stanza, della parola misurata.

Il cuore però non lo seguì mai. Quattro infarti segnarono la sua vita: il primo nel 1978, poi nel 1984, nel 1988 e nel 2010. Ogni volta tornò al lavoro. Nel 2012 ricevette un trapianto di cuore. La sua determinazione sembrò più dura del muscolo che lo tradiva. Oggi Dick Cheney è morto.

Con Bush

Come segretario alla Difesa sotto George H. W. Bush guidò l’Operazione Desert Storm. Più tardi, come vicepresidente di George W. Bush, spinse per la dottrina della guerra preventiva dopo l’11 settembre.

Difese la detenzione senza processo, l’uso del waterboarding, il concetto di presidenza unitaria. Non chiese il permesso. Convinse, orientò, insistette.

Nel 2007 un camion bomba esplose vicino alla base di Bagram, in Afghanistan. L’attentatore puntava a lui. Cheney uscì illeso. Commentò con tono secco: “Non mi sorprende. Sanno cosa rappresento”.

Il film Vice

Nel 2018 il film Vice di Adam McKay raccontò la sua ascesa. Christian Bale ingrassò, cambiò la postura, studiò la voce. Il film lo dipinse come stratega spietato.

“Questa è una storia vera. O almeno, vera quanto può esserlo. Abbiamo fatto del nostro fottuto meglio”, il cartello iniziale. In inglese, “The following is a true story. Or as true as it can be. We did our fucking best”.

Una dichiarazione ironica e programmatica. Adam McKay la inserì perché la carriera di Cheney si svolse spesso dietro porte chiuse, in riunioni senza verbali, in decisioni prese lontano dalla trasparenza pubblica.

Cheney rispose con un sorriso: “Non faccio film. Faccio politica”.

La sua passione: il potere

Cheney collezionò nemici feroci e sostenitori fedeli. Non cercò amore. Cercò controllo. Molti lo condannarono. Altri lo ammirarono. Pochi ritennero di averlo capito davvero. E questa, più di ogni ideologia, rimane la sua eredità.


Torna alle notizie in home