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Attualità

Ingiustizie e caso Garlasco: la sfiducia che pesa sulla riforma Nordio

di Francesco Tiani -


Il riemergere del caso Garlasco, a distanza di anni, non è soltanto il ritorno mediatico di un delitto irrisolto, ma il simbolo di una giustizia che, agli occhi dell’opinione pubblica, sembra incapace di trovare un punto fermo tra verità e rappresentazione. Ogni nuova perizia, ogni revisione, ogni ipotesi alternativa non fa che rinnovare la sensazione di un sistema stanco, avvitato su sé stesso, dove il confine tra accertamento giudiziario e narrazione televisiva si è ormai dissolto. Eppure, è proprio in questo clima che il Paese si prepara a un referendum destinato a misurare la fiducia dei cittadini nella giustizia e, in filigrana, nell’assetto istituzionale su cui poggia l’ordine giudiziario.

La riforma

La riforma promossa dal ministro Nordio che punta a ridisegnare i rapporti tra politica, magistratura e responsabilità dei magistrati si colloca in un contesto emotivo tutt’altro che neutro. Ogni caso controverso, ogni errore percepito, ogni vicenda giudiziaria trascinata per anni diventa argomento implicito di campagna referendaria, contribuendo a orientare l’elettorato non solo sulla riforma, ma sull’intero sistema. Il problema, oggi, non è la singola sentenza sbagliata, ma la perdita di credibilità complessiva nell’amministrazione della giustizia. Quando i cittadini vedono inquirenti che si contraddicono, perizie che si smentiscono, indagini che si riaprono senza mai chiudersi, si insinua un dubbio più profondo, la giustizia funziona ancora come garanzia di libertà, o come teatro di errori che nessuno paga?

Il caso Garlasco

La questione Garlasco, come altre vicende analoghe, diventa allora il termometro della fiducia collettiva. In un’epoca in cui la verità giudiziaria fatica a competere con quella mediatica, la percezione d’ingiustizia pesa più dei fatti stessi. E così, mentre i promotori del “No” difendono l’autonomia della magistratura, cresce nel Paese chi identifica in quella stessa autonomia il privilegio corporativo da cui emergono tratti d’irresponsabilità.

Un rapporto di fiducia incrinato

Una giustizia percepita come incerta, autoreferenziale, lenta e contraddittoria rischia di spingere molti verso il “Sì”, non per convinzione ma per reazione emotiva. Il caso Garlasco, insomma, non incide solo sul ricordo di un delitto che nonostante le sentenze è ancora alla ricerca della giustizia, agendo come catalizzatore di un malessere più profondo. Mostrando quanto il rapporto tra cittadini e istituzioni giudiziarie si sia incrinato, e quanto questa frattura possa trasformarsi in un voto politico sulla magistratura. Se la giustizia smarrisce la propria credibilità, la riforma Nordio non sarà giudicata nel merito dall’elettorato, ma come un’occasione per esprimere un giudizio di sfiducia verso la nostra giustizia.


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