L’Italia “secchiona” dovrebbe contestare la “scuola Usa-Nato-Ue”
La legge di Bilancio – da primi della classe per i prof dell’Ue e della Bce – non è commisurata alle esigenze del sistema Paese. I soldi sono pochi e i provvedimenti non portano crescita. La manovra scontenta un po’ tutti ma ha il plauso dei custodi dei sacri (all’Ue) conti pubblici. A certificare che il governo sta facendo bene, in questa ottica, è lo spread, che scende ancora.
Oggi l’Italia è sinonimo di stabilità e anche le pagelle del rating stanno migliorando. Ma a scuola si può andare bene anche uscendo fuori dagli schemi – come quando ottieni il risultato giusto con passaggi non previsti dal prof di matematica. Ecco, noi dovremmo crescere, costi quel che costi. Ci servirebbe insomma un po’ di quella autonomia di cui, come Ue, difettiamo a livello strategico.
Sono mesi che scriviamo che l’Italia dovrebbe farsi portavoce di un’Europa che vuole la pace in Ucraina. E che – a tempo debito – intende ripristinare i rapporti con la Russia, con vantaggi sia commerciali che energetici. A scuola Usa-Nato-Ue, insomma, dovremmo essere un po’ meno “secchioni” e un po’ più “contestatori”.
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