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Giustizia

Caso Mantovani, quando la macchina della giustizia si ingolfa

Arrestato, ma poi riconosciuto innocente, si vede negato il risarcimento per ingiusta detenzione

di Giuseppe Ariola -


Quella della giustizia è una macchina complessa e composta di tanti ingranaggi che si incastrano tra loro. A volte bene, altre – troppe – male. Ecco perché inesorabilmente il referendum sulla riforma della giustizia finisce per intersecarsi con una lunga serie di questioni che di primo acchito sembrerebbero non avere nulla a che vedere con la separazione delle carriere dei magistrati, con lo sdoppiamento del Csm, con le modalità di cooptazione dei suoi componenti e con l’Alta corte disciplinare. Eppure, non è così. Infatti, quando si parla del funzionamento della giustizia e dei meccanismi che regolano un settore dalle logiche talvolta distorte, non si può trascendere dagli errori giudiziari, dai casi di ingiusta detenzione e finanche dal sistema carcerario. Uno dei punti quest’ultimo, oltre ovviamente alla riforma e al referendum, sui quali ieri c’è stato un confronto a Palazzo Chigi tra il sottosegretario Alfredo Mantovano e il Guardasigilli Carlo Nordio.

Quando è la magistratura a sbagliare

Tornando però a quando la macchina della giustizia cade in fallo, è tanto interessante quanto assurdo constatare come il sistema tenda ad autotutelarsi e anche ad autoassolversi. Circostanza ben nota alle vittime degli errori giudiziari, che non a caso hanno voluto essere presenti nelle tribune dell’aula del Senato in occasione dell’ultimo voto sulla riforma della giustizia. Il paradosso, infatti, è che sono i cittadini a pagare di tasca propria per gli errori dei magistrati. Loro, invece, numeri alla mano, escono puntualmente indenni da sentenze sbagliate. Anzi, addirittura, può capitare che altri magistrati facciano ricadere la responsabilità di decisioni errate assunte dai propri colleghi su chi è stato ingiustamente indagato, sottoposto a carcerazione preventiva, imputato e in un primo momento anche condannato.

Il caso di Mario Mantovani

Ne è un esempio emblematico il caso di Mario Mantovani. Arrestato 10 anni fa perché accusato di corruzione, concussione e turbativa d’asta. L’ex vicepresidente della Regione Lombardia ha scontato sei mesi di reclusione tra detenzione carceraria e domiciliare. Condannato in primo grado, Mantovani è stato poi assolto in appello con una sentenza confermata anche in via definitiva. Da qui la decisione di chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione. Ma anche di intentare una causa civile contro i magistrati che, sbagliando, lo hanno privato della libertà personale. Ingiustamente, come è stato riconosciuto dalle sentenze di assoluzione da tutte le accuse a suo carico.

Arrestato ingiustamente ma la colpa è sua

Se è stato ingiustamente arrestato però, secondo la Corte di appello di Milano, la colpa è sua. E le ragioni di questa responsabilità sarebbero da rinvenire nella “grossolana imprudenza e mancanza di correttezza che deve informare la condotta dei pubblici ufficiali”, nonché in “una certa arroganza legata al proprio status”. Insomma, se sei innocente, ma spregiudicato, diretto, antipatico e magari anche un po’ altezzoso, è colpa tua se finisci in galera. E siccome la colpa è tua non meriti neanche il risarcimento. Così come chi ti ha ingiustamente arrestato e condannato in primo grado non ha responsabilità. Sei tu che ti poni male. O è semplicemente la macchina della giustizia che talvolta si ingolfa.


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