Italia prima in economia circolare in Ue ma l’80% del Paese resta dietro
Ancora solo un quinto dell'economia italiana risulta davvero circolare
Chicco Testa
Italia prima in Europa nell’economia circolare con un tasso di utilizzo circolare della materia del 20,8%, più alto della media Ue (11,8%) e facendo meglio di Francia, Germania e Spagna.
Economia circolare, primi in Europa con luci ed ombre
Tuttavia, solo un quinto dell’economia italiana risulta davvero circolare, mentre l’80% continua a seguire modelli lineari con forte consumo di risorse e dipendenza da materie prime ed energia importate.
Secondo Chicco Testa, presidente di Assoambiente, “Non possiamo adagiarci sul primato europeo nel tasso di utilizzo circolare della materia, la vera sfida oggi è rendere circolare l’80% del Paese che ancora non lo è”.
I rifiuti speciali, spesso trascurati nel dibattito, rappresentano la maggior parte dei rifiuti prodotti (164,5 milioni di tonnellate contro 29,3 milioni di urbani). Di questi, il 73% viene riciclato (oltre 130 milioni di tonnellate), mentre cala lo smaltimento in discarica (7,9 milioni di tonnellate, -11,2%) e si trovano 2,9 milioni di tonnellate a incenerimento.
La sfida strategica
Il riciclo emerge come leva cruciale per la competitività e la decarbonizzazione, oltre che per la sicurezza nazionale: in Italia, l’economia circolare conta. Per le industrie e gli esperti di Federchimica, Confindustria Lombardia, Fead e Algebris Ambiente occorre collegare il recupero di materia alla strategia energetica. E servono investimenti annuali per circa 3,3 miliardi di euro necessari a centrare gli obiettivi europei.
Assoambiente propone una strategia articolata su tre direttrici. Dall’offerta, uniformare e ampliare i criteri di End of Waste, eliminare le barriere normative e introdurre strumenti economici come le Garanzie d’Origine per le materie prime seconde. Dalla domanda, rafforzare gli appalti verdi, applicare un’Iva ridotta ai prodotti riciclati e imporre obblighi di contenuto minimo di riciclato in settori chiave come edilizia, metalli e tessili. Infine, introdurre misure trasversali: la revisione della tassazione ambientale e l’accelerazione degli iter autorizzativi.
L’Europa alla soglia del suo Act
Entro il 2026 è atteso il nuovo Circular Economy Act europeo, che dovrebbe creare un mercato unico per materie prime seconde e rifiuti.
Testa sottolinea che “l’Italia, con il suo capitale industriale, tecnologico e di competenze, ha tutte le carte in regola per guidare questa trasformazione. A patto di disporre di regole chiare, incentivi stabili e una visione di lungo periodo. Il riciclo è il nuovo made in Italy: unisce sostenibilità, innovazione e competitività. Ma serve un salto di scala. Dobbiamo fare del nostro primato una strategia industriale nazionale”.
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