Il caso Garlasco e il dna sotto le unghie di Chiara Poggi
Un nuovo colpo di scena in un delitto avvenuto 18 anni fa
L’omicidio di Chiara Poggi continua ad alimentare colpi di scena: adesso l’attenzione si concentra sul dna sotto le unghie della vittima. Un elemento ritenuto “residuale” nelle prime indagini tornato prepotentemente d’attualità. Ovviamente, la circostanza aprirebbe a una possibile svolta nella risoluzione definitiva di un delitto risalente a ormai 15 anni fa. Un dettaglio investigativo rimasto in ombra per anni e che ora, rivalutato nel contesto delle nuove analisi, potrebbe assumere un significato determinante. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, la vicenda giudiziaria sembra sempre più destinata a riaprirsi sul fronte processuale.
La BPA dei Ris e il ruolo di Cristina Cattaneo
Già a inizio settembre i Ris avevano depositato l’esito della loro sofisticata analisi condotta a giugno nella villetta di via Pascoli, utilizzando scanner 3D e tecnologie laser. All’epoca si parlò di una ricostruzione dinamica che sembrava escludere la presenza di più persone sulla scena. Tuttavia, il successivo lavoro della professoressa Cristina Cattaneo – incaricata dalla Procura di interpretare i dati della Bloodstain Pattern Analysis in chiave investigativa – avrebbe aperto a una lettura diversa. Secondo le indiscrezioni, l’omicidio potrebbe essersi svolto in più fasi e non in un unico momento concitato, come a lungo ritenuto. Inoltre, sarebbe tornato in discussione l’orario del delitto, facendo slittare in avanti le “canoniche” 9:35 che per anni sono state considerate un riferimento certo.
L’esame antropometrico su Sempio
Nel frattempo, sempre su richiesta della Cattaneo, Andrea Sempio è stato sottoposto a un esame antropometrico. L’obiettivo: confrontare le sue misure corporee con la ricostruzione tridimensionale elaborata dai Ris. Non si tratta di una prova risolutiva, ma di un tassello ulteriore che, assieme ad altri elementi già emersi, potrebbe contribuire al quadro indiziario.
Gli aspetti valutati dagli inquirenti includono:
1. alcune telefonate fatte da Sempio a casa Poggi nei giorni precedenti il delitto;
2. uno scontrino spesso citato come alibi ma considerato poco solido;
3. la famosa impronta 33 sulla parete della cantina, non databile con certezza;
4. un’inchiesta parallela per corruzione avviata dalla Procura di Brescia, relativa a tentativi di facilitare una precedente archiviazione.
Nessuno di questi elementi, singolarmente, è ritenuto decisivo. Ma la loro lettura combinata potrebbe portare il Gup a disporre il rinvio a giudizio di Sempio una volta concluso l’incidente probatorio.
Il ruolo decisivo del dna sotto le unghie di Chiara Poggi
L’aspetto oggi più discusso resta però quello relativo al dna sotto le unghie di Chiara Poggi. Per anni si è creduto che tutte le unghie fossero state sciolte in un’unica miscela, rendendo impossibile distinguere i residui biologici. Ma un’unghia – quella del mignolo destro, denominata MDX5 – era stata messa da parte, giudicata deteriorata e non significativa. Proprio questo dettaglio l’ha salvata. Secondo quanto emerso dalla trasmissione Ore 14, sotto quell’unghia sarebbe stato rinvenuto non solo dna in quantità rilevante, ma anche materiale organico ungueale. Ciò indicherebbe un contatto diretto, potenzialmente compatibile con un gesto di difesa. La consulente della Procura, Denise Albani, sta ora verificando la leggibilità e comparabilità di quel profilo genetico. Solo dopo questo passaggio sarà possibile stabilire se esista o meno un collegamento certo con l’indagato.
Verso un possibile nuovo processo
Se la catena logica fra analisi BPA, compatibilità antropometrica e dna sotto le unghie di Chiara Poggi
dovesse dimostrarsi coerente, la strada verso un nuovo processo potrebbe diventare concreta. Quasi inevitabile per una vicenda che, a distanza di diciotto anni, continua a far porre domande. E che oggi sembra sul punto di aprire un nuovo capitolo, ancora tutto da scrivere.
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