Gli affitti sono in ribasso. Fermi tutti. Dopo tanti rincari, arriva finalmente una buona notizia. Anzi, ottima. Almeno per chi cerca casa in locazione. Secondo quanto riporta Idealista, il prezzo degli affitti in Italia sta calando. Certo, il trend rimane in crescita sul periodo annuale ma, dall’estate a oggi, si registra un certo ridimensionamento dell’ammontare dei canoni, in tutto il Paese. Il calo, stando agli analisti, si attesterebbe intorno all’1,3%. Il prezzo medio del fitto è, a ottobre, pari a 14,6 euro al metro quadro. La notizia più importante riguarda Milano. Dove i canoni sono in discesa. Nel capoluogo lombardo, così come a Catania, Torino e Cagliari, i prezzi degli affitti scendono dello 0,8%. Tuttavia, Milano rimane la città più cara di Italia: gli affitti, qui, son quotati a ben 23,3 euro al metro quadro. Poco più di Firenze e Venezia (rispettivamente a 22,9 euro al mq e 21,9 euro) e ben più di Roma, Bologna e Napoli, che seguono in classifica con 18,6 euro al metro quadro, 17,7 euro e 15,6 euro. Dall’altro capo della classifica, il capoluogo di provincia meno esoso continua a essere rappresentato dalla siciliana Caltanissetta dove i prezzi sono pari a circa 4,7 euro al metro quadro. Tra i capoluoghi, infine, i rincari più pesanti che si sono registrati a ottobre riguardano Arezzo (+8,5), Imperia (7,7%) e Rimini (7%). In termini di ribassi, invece, la migliore performance è di Bolzano (-5%) davanti a Barletta (-4,8%) e Pesaro (-4,1%).
Se lo sguardo, dalle città capoluogo, passa ai territori la situazione cambia. In provincia i prezzi scendono ancora di più. In testa alla top ten delle province dove il costo dell’affitto è diminuito di più a ottobre c’è Ravenna (-17,8%), davanti a Vercelli (-12,1 per cento) e Latina (-11,5%). Solo Pisa rimane stabile. Calano i prezzi pure in provincia di Roma (-1,8%) e in quella di Milano (-0,9%). In termini di costi, Lucca e Rimini rimangono i territori più salati d’Italia con quotazione da quasi 26 euro al metro quadro. La provincia di Milano occupa il terzo gradino del podio con quotazioni pari a 22,4 euro al mq. In coda, ancora tanta Sicilia: in provincia di Enna si spendono 5,1 euro al mq, a Caltanissetta la pigione aumenta fino a 5,6 euro. Al terzo posto c’è (ancora) una città del Sud. Si tratta di Avellino dove le case vengono affittate, in media, a poco più di sei euro al metro quadro.
Passando dalle province alle statistiche regionali, secondo Idealista, si assiste alla conferma del trend del ribasso degli affitti: con Abruzzo (-3,9%), Marche (-3,8%) e Calabria (-3,4%) davanti a tutti. Lazio e Lombardia hanno il segno meno davanti (rispettivamente -2,2% e -1,7%). %). Gli incrementi si concentrano in sei regioni: Molise (6,2%), Friuli-Venezia Giulia (3,7%), Emilia-Romagna (1,1%), Umbria (0,4%), Piemonte (0,3%) e Campania (0,1%). A proposito di Campobasso e dintorni, le percentuali non devono trarre in inganno. Perché se in termini statistici l’aumento è rilevantissimo, in cifre reali affittare casa in Molise rimane un affare, tutto sommato, alla portata delle famiglie. Le quotazioni regionali medie, difatti, si attestano sui 7,3 euro al metro quadro. E sono le più “abbordabili” di tutte. Viceversa, Regioni come Lazio e Lombardia dove i ribassi sembrano importanti rimangono più care rispetto alla media nazionale. Se questa, infatti, è pari a 14,6 euro al metro quadro, attorno a Roma e a Milano si pagano non meno di 15,5 e 19,5 euro. In mezzo a loro, la Toscana con 18,6 euro. La Regione più cara d’Italia, però, è ancora un’altra: si tratta della Valle d’Aosta con prezzi medi che oscillano sui 24,6 euro al metro quadro, ben dieci euro in più rispetto alle media nazionale.
Il mercato degli affitti ordinari, secondo diversi osservatori, sta ripartendo e il ribasso dei prezzi pare una dimostrazione di tutto ciò. Ma il fatto che i prezzi siano in discesa svela, pure, che la “moda” degli affitti brevi sta iniziando a cedere terreno. Il fenomeno è, chiaramente, più pressante nelle grandi città. In quelle, per capirsi, dove i flussi turistici sono una realtà e c’è molta domanda di alloggi. Il caso di scuola può essere Firenze. Che, secondo ReportAziende.it, ha visto in cinque anni aumentare in maniera vorticosa il numero degli alloggi da destinare agli affitti brevi. Il trend, secondo l’inchiesta, sarebbe del 40 per cento e coinvolgerebbe circa 12mila immobili (o quantomeno annunci di case in offerta) per un giro d’affari stimato, solo nel capoluogo toscano, in 720 milioni di euro nel 2023. Ma il problema reale, là dove non arrivano le fiumane dell’overtourism, riguarda la legislazione. E, forse, la proposta di legge per gli sfratti brevi potrebbe dare nuova linfa (e fiducia) al mercato immobiliare. Il rischio di ritrovarsi casa occupata da inquilini morosi e impossibili da allontanare aveva spinto molte famiglie a sprangare porte e finestre. Là dove possibile, a girare gli appartamenti agli affitti brevi. Che, per carità, rappresentano un ottimo affare ma richiedono, ai proprietari, costi di manutenzione molto più alti e una sorta di rischio d’impresa, col pericolo di ritrovarsi senza “inquilini” per molto tempo. Insomma, il vero problema stava (anche) nella normativa. La proposta di legge sugli sfratti brevi, oltre che giusta, risponde a una domanda di sicurezza e tranquillità. Che, se soddisfatta, potrebbe riaprire al mercato centinaia di appartamenti che nel corso del tempo erano rimasti chiusi e sfitti. Agendo, così, anche sui prezzi.