Attualità

Migranti fai da te

di Domenico Pecile -

MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO


 

Più che un’incomprensione. E peggio anche di una fisiologica contrapposizione sull’approccio a un tema che il premier Meloni ha posto come prioritario nell’agenda politica. La distanza tra l’Ue e il nostro Governo sul tema dell’immigrazione rischia insomma di trasformarsi in un braccio di ferro il cui esito è ancora tutto da decifrare. A dare fuoco alle polveri è stata la richiesta della Commissione dei diritti umani del Consiglio d’Europa che ha invitato il nostro governo a prendere in considerazione la revisione del decreto legge 1/2023, decreto sulle Ong. Per il premier Meloni si tratta di una brutta tegola che cade proprio nel momento di massimo sforzo diplomatico e mentre lei stessa vola in Svezia – che guida il semestre europeo – e anche in Germania con l’obiettivo di affrontare a testa alta i vari incontri. Anche perché proprio la Svezia è tra i Paesi che non vogliono cambiare le norme attuali, con buona pace della stessa Meloni che sul tema immigrati chiede di “avanzare con urgenza” come ha riferito nel corso del vertice con Charles Michel, svoltosi a palazzo Chigi. Senza contare che in un’intervista rilasciata al Financial Times dal rappresentante permanente di Stoccolma a Bruxelles, Lars Danielsson, questi ha riferito che il nuovo patto migratorio non sarà varato durante il semestre a presidenza svedese e quindi non prima, addirittura della primavera del 2024. Un difficile Risiko, una partita a scacchi punteggiata da incognite per il nostro premier che, tuttavia, non pare avere alcuna intenzione di rimangiarsi gli obiettivi che si era dato già in campagna elettorale. Vale a dire, in primis, la difesa dei confini esterni per migliorare l’azione in tema di rimpatri. E su questo ha già fatto sapere che sarà molto determinata nello spiegare le ragioni italiane al premier svedese Ulf Kristersson. Dunque, una lettera, quella che è stata inviata al nostro ministro degli Interni, Matteo Piatendosi, che rappresenta una pessima partenza in vista della due giorni del Consiglio europeo sull’immigrazione, in programma i prossimi 9 e 10 di febbraio. Secondo la nota firmata da Dunja Mijatovic e fatta pervenire al Viminale “le disposizioni” contenute nel decreto “potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e quindi essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale”. “Il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco per lo sbarco delle persone soccorse in mare – scrive ancora il commissario Ue – rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo”. Non soltanto, ma l’Ue sollecita le autorità italiane a sospendere la cooperazione con il governo libico sulle intercettazioni in mare. La risposta del Viminale conferma la linea della fermezza adottata dal Governo su questo problema. Così, il ministero degli Interni replica alla Commissione dei diritti umani asserendo che il decreto leggi “incriminato” l’1/2023 sui salvataggi in mare “ha l’obiettivo di prevenire possibili abusi della normativa di settore riferita a salvataggi operati occasionalmente e non, invece, ad attività di intercetto e recuperi sistematico e non occasionale di migranti in partenza dalle coste dell’Africa”. Come dire anche che per il Viminale “le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare interventi multipli in mare, né, meno che mai, le obbligano a ignorare eventuali nuove richieste di soccorso nell’area, qualora già abbiano preso a bordi delle persone”. Per il Viminale, infatti, tali interventi “sono legittimi se effettuati in conformità alle regole di condotta enucleate dal legislatore e alle indicazioni del competente centro di coordinamento del soccorso marittimo. Ciò che la nuova norma intende evitare – si legge ancora nella replica del ministero degli Interni – è piuttosto la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le ciste libiche o tunisine al fine di condurli esclusivamente in Italia, senza alcuna forma di coordinamento”. Ed è a questo punto della risposta che il Viminale non solo rintuzza le critiche mosse dalla Commissione europea dei diritti umani, ma passa al contrattacco per giustificare la bontà del proprio decreto sulle Ong. Secondo il ministero degli Interni questo modo di operare da parte delle Ong si pone “al di fuori delle fattispecie previste dalle convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare; inoltre, ingenerando nei trafficanti di esseri umani l’aspettativa di un sicuro e immediato intervento appena al largo delle aree di partenza, ha finito con il determinare, a prescindere dalle intenzioni delle Ong, una modulazione del modello criminale che precede l’impiego di imbarcazioni inadeguate alla navigazione in alto mare che, se per un verso garantiscono maggiori guadagni alle organizzazioni criminali, per altro verso innalzano sensibilmente l’esposizione a rischio dei migranti”. Il governo ribadisce anche che la tutela della vita e della dignità umana e la salvaguardia dei diritti fondamentali dei rifugiati e dei richiedenti la protezione internazionale “sono per il nostro Paese una priorità assoluta”. Infine, il Viminale rivendica la volontà di non eludere la potestà delle autorità governative competenti in tema di controllo di ricerca e soccorso in mar, né possono eludersi le norme in tema di controllo delle frontiere e di immigrazione. Duro il commento del M5S secondo cui non c’è nulla da eccepire nel dire che l’Italia non va lasciata sola, “ma non è certo sanzionando chi soccorre naufraghi e lasciando annegare donne e bambini innocenti che convinceremo l’Europa e gli amici della Meloni e di Salvini a fare quello che va fatto”. Nella stessa nota Antonino Ilaria fa notare che chi rema contro le politiche migratore solidali sono proprio i Paesi europei governati dalle destre sovraniste alleate della Meloni: i Paesi di Visegrad e la Svezia attuale presidente di turno Ue.

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