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Mercalli e il ruggito della Terra: “Con i soldi della guerra a Kiev si metteva in salvo il pianeta”

di Edoardo Sirignano -

LUCA MERCALLI METEOROLOGO


“Con i soldi della guerra a Kiev si metteva in salvo il pianeta”. A dirlo Luca Mercalli, tra i principali divulgatori scientifici del Paese
Le immagini drammatiche della Turchia, che significato assumono? Il mondo sta cambiando?
Sono un climatologo, non un sismologo. Detto ciò, il mondo muta in termini di clima. I terremoti ci sono sempre stati. Non hanno niente a che vedere con i cambiamenti indotti dalle attività umane, che incidono sulla biodiversità, sull’inquinamento, ma non certamente sui sismi.
Cosa sta succedendo per quanto concerne il clima?
È stato detto tutto o troppo. A lanciare l’allarme i vertici dell’Unione Europea, il segretario generale delle Nazioni Unite, Papa Francesco. Adesso bisogna solo agire, darsi una mossa. Stiamo parlando di un qualcosa che è finito sul piatto di tutti i governi. Sulle rinnovabili, così come sul risparmio energetico, sulla riduzione degli sprechi, sento solo tante belle parole.
Quanto tempo abbiamo per evitare il peggio?
Il tempo è esaurito. Stiamo solo lottando contro i sintomi peggiori o migliori. Più di qualche errore è stato fatto e certamente non si può tornare indietro.
Rispetto a tutto ciò, come si sta comportando la politica? È sul pezzo, come si dice in gergo giornalistico?
Assolutamente no! Basta fare un semplice ragionamento sulle spese militari. Prima del 24 febbraio tutti sostenevano che la transizione ecologica e i pannelli solari costavano cari, mentre adesso si spendono 5 milioni di euro per un carro armato Leopard, che fa 200 metri con un litro di benzina. La guerra è costata, più o meno, 150 miliardi di dollari, sommando le spese della Russia con quelle dell’Occidente. Pensi a quanti pannelli solari si potevamo installare con quei soldi.
I cinesi, intanto, vengono accusati di inquinare il pianeta?
Non bisogna dare solo a loro le colpe. Sono gli americani a non rispettare le regole. In Cina, pur essendo un miliardo e mezzo di persone, hanno molti più pannelli di noi. Andiamo, poi, a vedere l’inquinamento pro capite. Quello di un cittadino di Pechino è pari a quello di un tedesco, dieci tonnellate di C02. Un americano arriva a quasi venti. Qualcuno dovrebbe prima ridurre gli sprechi e poi va a fare lezione nei Paesi in via di sviluppo. Fino a quando nessuno farà il primo passo, purtroppo, non possiamo farcela.
Chi è avanti?
Al momento, a livello di provvedimenti efficaci sul clima e sull’ambiente, è avanti solo la Scandinavia: la Danimarca, la Svezia, la Finlandia, la Norvegia.
Quale il ritardo dell’Italia?
Siamo meno avanti del Nord Europa, ma certamente non siamo tra i peggiori se confrontiamo il nostro dato col resto del pianeta. Mi sembra siamo 34esimi.
Ogni giorno sulle tv appaiono eventi catastrofici, che in un batter d’occhio, cancellano migliaia di persone. Non la sorprende tutto ciò?
È sempre stato così. Non è una novità. Un terremoto mille anni fa faceva gli stessi morti. La differenza rispetto al passato è che oggi lo sappiamo subito, pure se succede dall’altra parte del globo. Il caldo di quest’estate ha fatto 30mila decessi. Non lo dimentichiamo. Non c’è stato, però, alcun titolo o apertura di giornale, pure se sono morti non pochi vecchietti per colpi di calore.
Le pandemie, invece, quanto sono correlate a un pianeta che cambia?
Non c’è un legame diretto. L’unico connubio tra clima e pandemie sono gli insetti vettori. Grazie a questi possono arrivare malattie tropicali in posti laddove prima non c’erano. La zanzara tigre, in Italia, ad esempio, rientra nella categoria a cui faccio riferimento. Detto ciò, non è detto che ci saranno nuove epidemie, piuttosto si diffonderanno malattie già note.
Cosa ne pensa delle recenti e improvvise ondate di freddo?
Sono sempre molto modeste. Non sono record. Questo freddo è assolutamente normale. Stiamo attenti a dare il giusto peso alle cose. I 40 gradi a Londra il 19 di luglio sono un dato inedito. Non è mai successo prima in trecento anni. Una settimana di freddo, a febbraio, in Italia, non è nulla di speciale. Non siamo cinquanta gradi sotto lo zero. Abbiamo meno cinque-meno dieci in montagna, come d’altronde è sempre stato. Non c’è nulla di strano. Una normalissima parentesi. Per fortuna, anzi, che ogni tanto gela. I record del caldo, mediamente, sono dieci volte superiori a quelli del freddo.
Dopo questo balzo in avanti del termometro, prevede una nuova glaciazione?
Per quale motivo, dovrebbe esserci? Solo un motivo astronomico può innescarla. In questo momento non ci sono processi che riguardano l’orbita terrestre. C’è solo un aumento della temperatura, dovuto alla combustione dei materiali fossili. La glaciazione, se la geometria celeste si comporterà come deve, si avrà tra almeno 50mila anni. Non è un problema del presente, né delle generazioni future, che invece devono preoccuparsi seriamente per i prossimi secoli.

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