Attualità

CAOS NUCLEARE

di Giovanni Vasso -


L’ipotesi di una “lega atomica” proposta dalla Francia (anche) all’Italia, alla vigilia del consiglio Ue informale tenutosi a Stoccolma qualche giorno fa, è stata affrettata. Anche perché, riferiscono fonti bene informate, l’inserimento dell’Italia nell’elenco dei “dodici” sarebbe dovuto a un mero errore materiale. Una spiegazione che pare davvero poco convincente. Così come appare confusa la linea del governo e dello stesso Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha liquidato seccamente le notizie sulla presunta partecipazione dell’Italia a tavoli atomici con una nota stringatissima: “Nel rispetto istituzionale che richiede questo tema, il ministro Gilberto Pichetto ritiene che l’Italia non possa sedersi a un tavolo sul nucleare, prima di aver affrontato e risolto a livello parlamentare e giuridico il divieto di generare energia nucleare nel territorio nazionale sancito e ribadito dalla volontà popolare”. Prima, dunque, bisognerebbe superare il “ban” nucleare che risale all’ormai antico referendum dell’87, quando sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl, gli italiani votarono in massa il “sì” che cancellò, con un tratto di penna, la strategia e il piano energetico nucleare nazionale. Nel 2011, dopo il disastro giapponese nucleare a Fukushima, un nuovo referendum chiuse (con oltre il 94% ma con un’affluenza pari a poco più del 54%) il programma nucleare italiano. Il governo, e Forza Italia, si attengono a un atteggiamento di prudenza, forse eccessiva. Che stride con il piglio decisionista tanto caro al centrodestra. E che, molto probabilmente, non è piaciuto a tutti. Tanto nel governo quanto all’interno dello stesso Mase. La sottosegretaria Vanna Gava, difatti, ha licenziato una nota molto eloquente: “Sugli sviluppi del nucleare di nuova generazione ho avuto, a margine del Consiglio europeo Energia di Stoccolma, un interessante confronto con la collega francese Agnes Pannier Runacher. L’idea di un’alleanza dei Paesi che già usano il nucleare come fonte di energia decarbonizzante è interessante”. Venum in cauda, Gava accusa: “Ho confermato che l’Italia guarda con grande attenzione a questa scelta strategica, parte integrante peraltro del nostro programma elettorale. Purtroppo scellerate scelte del passato ci mettono in condizione di rincorrere il futuro, ma ce la faremo. Anche contro i giochetti di alcune burocrazie”. Che ci sia una manovra da Deep State, uno scontro tra uffici, il niet di qualche dipartimento?

 

Fatto sta che anche Matteo Salvini, che oltre a essere il leader della Lega è vicepremier e ministro alle Infrastrutture ed ha partecipato in questa veste all’appuntamento nella capitale svedese, ha espresso una posizione ultrafavorevole all’atomo: “Investire sul nucleare pulito e sicuro di ultima generazione è un dovere sociale, economico e ambientale. Avanti futuro!”. Quindi, intervenendo al tavolo sul regolamento per lo stop alla vendita delle auto a motore termico nel 2035, Salvini ha sottolineato che l’Italia sta ancora scontando, sul nucleare, “un drammatico errore” (cioè il “sì” a ai referendum). Insomma, c’è un nodo da risolvere. Che va risolto. In fondo, il referendum non è un muro invalicabile. A maggior ragione quelli dell’87, dal momento che per eliminare il divieto a Enel di detenere e gestire impianti nucleari all’estero è bastato un comma a una legge ordinaria, la 239 del 2004, la cosiddetta legge Marzano. Intanto, Parigi va avanti. E il governo annuncia 14 nuove centrali nucleari, sei subito e otto entro il 2050. Mentre a Roma il centrodestra frena con la paura di consegnare alle opposizioni di Pd e M5s un argomento capace di popolare le piazze della protesta.


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